“Halloween” di Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi. Origine, significato e tradizione di una festa antica anche in Italia.

Ricordo ancora quando nel mio paese di origine, in provincia di Salerno, si iniziò a bisbigliare, nelle tiepide giornate di ottobre, la parola “Halloween”. Una festa conosciuta soltanto da noi adolescenti perché in tv i nostri personaggi preferiti dei film americani, travestiti da fantasmi zombie streghe diavoli e vampiri, in case addobbate con ragnatele fluorescenti e zucche luminose, la notte tra il 31 ottobre e il primo di novembre, si raccontavano storie dell’orrore; i loro fratelli e sorelle minori, invece, andavano bussando di casa in casa a chiedere: “dolcetto o scherzetto?”.

La mia vecchia nonna e sua sorella, quando mi imposi nel voler festeggiare a tutti i costi Halloween con i miei amici, riempiendo casa di mostri e tatuandomi una ferita sanguinante sul collo, sclerarono di brutto, oltraggiate nella loro fede, e vomitarono addosso a me e alla mia povera mamma le più grandi maledizioni che Dio avrebbe mandato su tutta la casa. Non tornarono in sé nemmeno quando ricordai loro che la notte di Ognissanti bandivano la tavola per l’arrivo dei nostri defunti; quello faceva davvero paura!

Questo perché quotidiani e telegiornali diffondevano le allarmate parole dei fedeli cristiani che incoraggiavano le famiglie a non festeggiare Halloween, asserendo che era una festa atta a introdurre il demonio nei cuori.

Forse ci si era dimenticato, come ancora oggi, che nel folklore di tutte le regioni italiane, nei giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti, cioè dal 31 ottobre, al giorno di San Martino, 11 novembre, sono presenti tutti gli elementi costitutivi della festa di Halloween, basata sulla celebrazione di un importante spartiacque calendariale aperto al “ritorno dei morti”. In questi giorni infatti, ovunque in Italia, almeno fino a qualche decennio fa, trovavamo riti di accoglienza per i defunti, questue di bambini o di poveri nelle case, dolci tradizionali dal nome macabro, zucche intagliate, feste con cene, pratiche divinatorie e racconti terrificanti. Halloween, quindi, che potrebbe sembrare una festa moderna, è in realtà soltanto un ritorno delle nostre tradizioni.

Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi nel loro saggio “Halloween – Origine, significato e tradizione di una festa antica anche in Italia” ricostruiscono, attraverso numerose e attendibili fonti, la storia di questa festa, dalle origini a oggi, soffermandosi in particolar modo sul folklore nostrano.

Halloween non è assolutamente una festa americana; a introdurre nel Nuovo Mondo il folklore della vigilia di Ognissanti furono gli irlandesi. Nell’estate del 1845 in Irlanda si diffuse un fungo che distrusse tutte le colture di patate, il principale alimento della popolazione povera (oltre due milioni di individui). Fu l’inizio della cosiddetta Grande Carestia che ebbe il suo culmine nel 1849. Un milione e mezzo di irlandesi cercò la salvezza oltre oceano, sbarcando in America, dove portarono con loro anche usanze e credenze. Continuarono a festeggiare All Hallows Eve, la Vigilia di Ognissanti, appunto Halloween.

Nelle isole britanniche, nel periodo di Ognissanti, oltre ad onorare i morti, si accendevano anche falò, i giovani facevano scherzi e i poveri andavano di porta in porta chiedendo pane e dolci in cambio di preghiere per le anime del purgatorio. I questuanti tenevano in mano lanterne ricavate da rape svuotate, con una luce interna che stava a simboleggiare un’anima del purgatorio. Queste lanterne venivano chiamate Jack O’Lantern, dal nome del protagonista di una leggenda irlandese.

Jack, che, alla sua morte, non aveva trovato posto né all’Inferno né in Paradiso, e che è condannato a errare in eterno sulla terra, illuminandosi la strada con un tizzone inserito in una rapa incavata.

Al tempo dell’immigrazione irlandese, festeggiare Halloween per i giovani consisteva nel mascherarsi e andare in gruppi di casa in casa ballando, cantando e chiedendo doni, e nel fare scherzi ai vicini come ostruire i comignoli, sradicare gli ortaggi, scardinare le porte, liberare i cavalli dalle stalle. All’interno delle case invece ci si intratteneva con pratiche divinatorie, riguardanti soprattutto previsioni di futuri matrimoni delle ragazze. Purtroppo, in terra straniera era difficile celebrare in maniera autentica le tradizioni, per questo la festa divenne più urbana e ci si dovette adattare. Ad esempio, le rape svuotate per creare lanterne, furono sostituite con un ortaggio più comune in America: la zucca.

Se inizialmente le celebrazioni erano limitate alla comunità irlandese, queste pian piano si estesero, coinvolgendo anche altre comunità e gruppi etnici, fino a invadere il consumismo americano. A cavallo tra ‘800 e ‘900 i simboli e i prodotti di Halloween iniziarono a standardizzarsi: pipistrelli e gatti neri, streghe e fantasmi. Si arriva così ai primi del ‘900 quando la festa di Halloween venne direttamente inserita nel calendario mondano dell’élite di Washington. Attualmente è una delle ricorrenze più importanti nell’America del Nord, seconda solo al Natale.

L’Italia avrebbe potuto scoprire Halloween il 10 dicembre 1952 grazie al periodico Topolino e alla storia “Paperino e le forze occulte” ambientata nella notte di Halloween, se il traduttore italiano dell’epoca non avesse deciso di trasformare Halloween in Carnevale. Stessa cosa accadde con la trasposizione cinematografica di “Il buio oltre la siepe” in cui si sostituì la parola “Halloween”, pronunciata da Scout, con “festa mascherata in onore dei prodotti agricoli della contea”. Nel giugno 1963 uscì in edicola il primo volume di “Arriva Charlie Brown!” e la traduzione restò fedele all’originale; gli italiani lessero finalmente nel testo Halloween.

Da quel momento fu tutto in discesa, grazie ad Agatha Christie e al suo romanzo “Hallowe’en Party” tradotto in Italia come “La strage degli innocenti”, ai libri di Ray Bradbury (“L’albero di Halloween” e “Il popolo dell’autunno”), al film “Halloween” di John Carter e a tutte le altre pubblicazioni e produzioni cinematografiche.

L’America non ha fatto altro che riportare in Europa un qualcosa che era già nostro. Gli usi come quello delle zucche intagliate e tutta la ritualità legata ai morti erano vivi fino a pochi decenni fa nelle campagne italiane. In tutta l’area padana si era soliti intagliare le zucche a forma di teschio per esporle a guardia di finestre e porte, e ovunque in tutta Italia, la notte di Ognissanti, si attendeva l’arrivo dei defunti. I bambini italiani erano soliti andare a fare la questua, così come facevano i poveri; durante quelle notti era diffusissima la credenza che schiere di morti potessero circolare nella dimensione terrena.

Tutti gli elementi della celebrazione dell’attuale Halloween sono da tempo immemorabile presenti nel nostro folklore relativo ai giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti al giorno di San Martino; potremmo addirittura arrivare alla notte dei tempi quando gli antichi celti insubri del Nord Italia festeggiavano la notte del 31 ottobre, il Samhain, detto anche Capodanno celtico. Questo periodo è, infatti, un vero e proprio Capodanno, uno spartiacque stagionale, quello in cui sono terminati tutti i raccolti, si ultimano le semine, avviene la vinificazione e, laddove si hanno bestie al pascolo, queste vengono ricondotte ai loro ricoveri.

Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi, dopo averci condotto dall’Irlanda in America, e averci fatto bene intendere quanto questa festa sia radicata da tempi considerevoli nel nostro Paese, ci portano a conoscere, direi a rimembrare scavando nella memoria dei nostri predecessori, gli usi e le credenze di ogni regione italiana, dalla Valla d’Aosta alla Sicilia, auspicando un ritorno alle origini.

L’intenzione del libro è, infatti, anche questa, far prendere coscienza al lettore delle tradizioni antiche del nostro paese, degli usi e delle credenze dei nostri nonni e dei nostri antenati, con la speranza di riuscire a far vivere la festa di Halloween, oramai ridotta a serate in discoteca e costose cene nei locali alla moda, in maniera diversa, riesumando l’atmosfera di una volta, le antiche ricette, preparando il cibo e imbandendo la tavola per l’arrivo dei nostri defunti, ponendo rape o zucche intagliate fuori alle finestre e raccontando intorno a un camino o a un semplice termosifone le leggende nostrane che nulla hanno da invidiare alle più terrificanti storie americane.

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  1. Articolo molto interessante e ottima recensione, mi annoto subito il testo …
    Io ho sempre voluto “celebrare” Halloween come una sorta di rituale domestico. Fin da ragazzina “accendevo” una zucchetta, quando ancora non erano “tornate” di moda e ho sempre difeso le origini europee della festa.
    Mi sono sempre piaciute le antiche “festività” e i loro mutamenti nel tempi, gli stravolgimenti che hanno subito soprattutto poi dal paganesimo al cristianesimo. Anche per questo ho amato molto anche i libri di Cattabiani come “Calendario” e “Lunario” e tra i miei sogni nel cassetto resta quello di un bell’Almanacco dove riportarle tutte. Buona serata e grazie infinite per i tuoi spunti sempre interessantissimi!

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