“Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro

Dopo settimane dalla fine della lettura di “Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro sto ancora cercando di capire se io abbia mai letto un libro così triste, che faccia esplodere nello stomaco una bomba atomica di solitudine. È un cielo plumbeo.

Kathy H. ha trentuno anni ed è un’assistente ormai da undici anni; si prende cura dei donatori, in particolar modo di quelli che provengono da Hailsham, luogo con il quale ha un legame fortissimo. Cosa sia un assistente e chi siano i donatori lo scopriamo parola dopo parola dal racconto che la stessa Kathy ci narra in prima persona, da quando era bambina. Da quando era una studentessa di Hailsham.

Hailsham è un collegio immerso e isolato nella grigia campagna inglese; è un posto bellissimo dove gli studenti crescono e maturano in un clima sereno. I tutori, nonostante le tante regole che impongono agli allievi, sono attenti ai loro bisogni e cercano di aiutarli nelle difficoltà. Insegnano l’arte, la storia e la letteratura, ma soprattutto incoraggiano la loro creatività. I lavori migliori, infatti – che essi siano una poesia un dipinto o una piccola scultura – vengono selezionati da una donna misteriosa e austera, tale Madame, che fa visita al collegio periodicamente. Finire nella galleria personale di Madame è l’obiettivo primario degli studenti, perché sembra avere importanza cruciale per il loro futuro, quando saranno fuori da Hailsham.

Il loro futuro però è avvolto dalla nebbia. Nessuno studente sa cosa farà una volta fuori dal collegio, nessuno sa a cosa serviranno i loro lavori artistici. Non ne parlano, anche se avvertono l’inquietudine che genera il solo pensiero.

Kathy ad Hailsham ha stretto un legame fortissimo con Tommy e Ruth che durerà per tutta la loro vita. Il suo racconto non è caratterizzato da eventi straordinari, ma dal trascorrere lento e tranquillo del tempo ad Hailsham. Ci fa conoscere il suo rapporto sempre più intimo con Tommy, anche se questi preferisce fidanzarsi con Ruth. È un vero e proprio racconto di formazione, apparentemente idilliaco, almeno fino a quando una delle tutrici Miss Lucy non riesce più a far finta di nulla e decide di dire a Kathy, Tommy e a Ruth, la verità.

«Nessuno di voi andrà mai in America, o diventerà una stella del cinema. E nessuno di voi lavorerà mai in un supermercato, come ho sentito dire da qualcuno nei giorni scorsi. Le vostre vite sono già state programmate. Diventerete adulti, poi, prima di invecchiare, ancor prima di diventare delle persone di mezza età, comincerete a donare i vostri organi vitali. Ecco per cosa siete stati creati, ciascuno di voi. Siete stati portati in questo mondo con uno scopo preciso, e il vostro futuro, il futuro di ognuno di voi, è già stato deciso»

La loro vita è stata programmata da un’autorità superiore nascosta. Kathy, Tommy e Ruth, come tutti gli studenti di Hailsham, sono cloni di esseri umani creati con lo scopo di donare i loro organi alle persone malate che hanno bisogno di un trapianto.

Finita la loro formazione al collegio, i tre vanno a vivere nei cosiddetti cottages (fattorie) in cui trascorrono le giornate in un parziale ozio, finanziati dallo Stato, in attesa della loro prima donazione. Il clima non è più quello distensivo del collegio, ma è glaciale, tempestoso. Il rapporto stesso tra i tre protagonisti è in crisi continua. Si aggrappano a ogni speranza, anche a quella di cercare Madame e chiederle di posticipare le donazioni. C’è una voce che gira e sussurra che se due persone si amano fortemente allora si può chiedere un rinvio delle donazioni. Quello che però scopriranno da Madame mette un ulteriore velo nero sul loro destino e scoperchia il disincanto di Hailsham.

«Perché dovevamo farli innanzitutto (i lavori artistici)? Perché addestrarci, incoraggiarci, costringerci a produrre quelle cose? Se comunque serviamo soltanto per le donazioni e poi moriamo, perché tutte quelle lezioni? Perché tutti quei libri e quelle discussioni?»

«Perché Hailsham allora?»

La terza parte del libro tappa le orecchie, sei ad alta quota o negli abissi più profondi. Ti si forma un groppo alla gola che esplode nel momento stesso in cui il silenzio del romanzo viene rotto dalle urla di disperazione di Tommy dopo essere stato da Madame e aver scoperto perché era stato fondato il collegio di Hailsham e perché poi è stato chiuso; dopo aver preso definitivamente coscienza del suo ineluttabile destino. È una scena potente che dilania.

È un libro senza speranza, senza luce, che costringe a riflettere su una realtà assolutamente possibile, su quanto sia lecito e pericoloso manipolare la “vita”. Kazuo Ishiguro in un’intervista ha dichiarato che “Non lasciarmi” è il suo libro più ottimista, ma ha anche dichiarato che quando lo dice, le persone che lo ascoltano si mettono a ridere. Il suo obiettivo era quello di far emergere l’importanza delle relazioni nella vita di una persona, dell’amicizia, dell’amore. Sono queste le cose che contano, più della destinazione finale.

Ishiguro è riuscito in maniera magistrale a trasmettere il suo sentire, così bene da eliminare completamente la distinzione tra clone umano ed essere umano. In fondo la vita non può avere gradi di separazione, spiana ogni tentativo di classificazione. “Non lasciarmi” è un libro magistrale, immenso, potente, che entra nel cuore e ci resta.

«Continuo a pensare a un fiume da qualche parte là fuori, con l’acqua che scorre velocissima. E quelle due persone nell’acqua, che cercano di tenersi strette, più che possono, ma alla fine devono desistere. La corrente è troppo forte. Devono mollare, separarsi. È la stessa cosa per noi. È un peccato, Kath, perché ci siamo amati per tutta la vita. Ma alla fine non possiamo rimanere insieme per sempre»

Total
0
Shares
Comments 3
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev
“Elogio delle erbacce” di Richard Mabey

“Elogio delle erbacce” di Richard Mabey

«Maledetto sia il suolo per colpa tua» s’infuria Dio, «con dolore ne trarrai il

Next
“Che fiore è?” di Dietmar Aichele. Una guida preziosa e indispensabile per chi vuole riconoscere subito una pianta o un fiore.

“Che fiore è?” di Dietmar Aichele. Una guida preziosa e indispensabile per chi vuole riconoscere subito una pianta o un fiore.

I fiori sono stati i protagonisti della mia vacanza in Carnia; ho il rullino