
“Una linea nel mondo: un anno sul Mare del Nord” di Dorthe Nors è un libro molto particolare, in parte indefinibile, sembra quasi di leggere il diario della scrittrice, il suo diario segreto dedicato ai luoghi del cuore, a quegli spazi che si sono radicati in lei. È un’opera ibrida, un diario di viaggio, un memoir ma anche un saggio naturalistico o meglio “paesaggistico”, infatti l’autrice ci conduce in un viaggio – geografico, interiore e letterario – lungo la costa occidentale della Danimarca.
Dorthe Nors percorre in macchina la costa ovest danese, partendo dal confine con la Germania fino alla punta più settentrionale, Skagen. Sceglie questo percorso non a caso, questa linea nel mondo è anche la linea della sua vita, un intento – forse anche involontario – di ricostruzione del legame con le proprie radici, quindi un confronto con se stessa, con la solitudine e il passare del tempo.
I capitoli sono molto brevi e ognuno è dedicato a un luogo e alle emozioni collegate a esso. Questa caratteristica rende il libro un po’ frammentato, tanto che dopo un paio di capitoli ho capito che dovevo lasciar andare via la schematicità tipica del saggio e predispormi a un volo discontinuo sospinto dal vento emotivo dell’autrice.
È un libro che va letto con l’intento di goderselo con calma per assorbire appunto le emozioni di Dorthe Nors e per ricreare davanti ai nostri occhi il paesaggio che viene descritto. Le descrizioni sono, inevitabilmente, fortemente sensoriali e nella mia immaginazione hanno preso forma paesaggi di luce soffusa e mutevole, come in un dipinto di Claude Monet, in particolare “Donna con il parasole” (non so perché, ma questa è l’associazione che ho fatto).
Le scogliere, le dune, la migrazione degli uccelli, i fari, le onde, il suono della natura – che per noi è silenzio – si intrecciano al canto di Dorthe Nors, ai fantasmi (nel senso più positivo) del suo passato e all’elaborazione di quel che rimane. Il paesaggio diviene lo specchio della sua vita, la memoria, il ritorno, la solitudine, la ricerca del senso vero. Il viaggio di “Una linea nel mondo” è un contro senso alla piega veloce a cui si è adattata la vita, un freno alla perdita di tutto quello che è stato e che conta, un collante ai luoghi che ci hanno formato e che ci definiscono, un invito a sederci e a prenderci tutto il tempo necessario per assorbire l’importanza dell’orizzonte.


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