“La città e le sue mura incerte” di Murakami Haruki

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Mi sono tenuto libero da ogni altra lettura pur di cominciare “La città e le sue mura incerte”, il nuovo attesissimo libro di Murakami, il giorno della sua uscita in Italia (1° ottobre 2024). Mi sono piazzato davanti alle porte della Feltrinelli – in procinto di aprire – e ho subito adocchiato la pila, da poco composta, di numerose copie del romanzo. Sono stato il primo cliente, non tanto perché volevo accaparrarmi la prima copia, ma perché avrei avuto un impegno e mi sarebbe risultato difficile tornare in un altro orario. L’ho iniziato sul lettino della sala donatori sangue, mentre facevo una donazione in aferesi. La cosa mi ha fatto sorridere perché i libri di Murakami mi hanno sempre svuotato, spolpato, per poi – però – rigenerarmi in qualche modo incomprensibile.

Seduti nell’erba sulla sponda di un fiume – sedici anni tu, diciassette io -, in quel tramonto estivo avevamo solo pensieri luminosi, nient’altro.

Il romanzo inizia con loro due, un ragazzo e una ragazza, giovanissimi nel loro primo amore. Le pagine girano tra passeggiate all’ortobotanico, ai giardinetti, sulla sponda di un fiume, con gli occhi al tramonto. Un amore che non ha bisogno di nessuno al mondo, che non vuole essere disturbato, ci bastava passare il tempo insieme. E insieme costruiscono un mondo speciale, segreto, un mondo soltanto loro. Sono pagine, queste, di immensa bellezza, da occhi lucidi per la sensazione di incanto e malinconia che lasciano, di nostalgia dell’avere soltanto pensieri luminosi. Nient’altro.

Poi lei inizia a raccontargli dell’esistenza di una città circondata da alte mura impenetrabili – presidiata da un temibile guardiano – con un bellissimo fiume attraversato da tre ponti, una torre con un orologio che non segna il tempo perché il tempo è irrilevante, dove vivono unicorni dal manto dorato e uccelli notturni. Nella città le persone conducono una vita frugale, ma soprattutto è lì che vive, e lavora come bibliotecaria, la vera lei. Quella che ha davanti, che ama irrimediabilmente, non è altro che un’immagine. Gli dice che se vuole conoscerla davvero deve andare nella città dalle mura altissime dove potrà lavorare come Lettore dei sogni nella sua stessa biblioteca, ha i requisiti giusti per farlo.

Ed è così che un giorno lei scompare senza lasciare traccia, se non il cuore spezzato di lui. Se mai vorrà rivederla, dovrà andare nella città senza tempo e separarsi dalla sua ombra. Ma solo chi lo desidera con tutto il cuore potrà superare le sue mura.

Più leggevo e più venivo immerso nelle atmosfere uniche di Murakami. Ho ritrovato echi di altri suoi romanzi. La città dalle alte mura è la stessa apparsa nel romanzo “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”, così come sono gli stessi gli unicorni, la separazione dell’ombra dalle persone e il Lettore dei sogni. C’è anche “Kafka sulla spiaggia” nel protagonista che lascia la sua città per andare a lavorare in una biblioteca sperduta tra i monti, ma anche “A Sud del confine, a Ovest del Sole” nell’amore puro dei protagonisti e nel senso di eternità trovato nella pioggia sul mare. Sicuramente gli altri lettori affezionati troveranno qui quello che hanno amato di più negli altri suoi romanzi, perché forse ognuno di noi è in cerca della cura che ha già lenito in passato.

I protagonisti del romanzo cercano il senso della propria esistenza, e non è mai semplice perché il corpo e il cuore spesso sono distanti l’uno dall’altro. Magari il corpo si trova nel mondo reale e il cuore in una città dove vivono unicorni col manto dorato. Sono persone sole che vivono in solitudine, una condizione molto dolorosa, ma sono anche persone con il ricordo intenso di avere amato un tempo qualcuno. E il fatto che ne rimanga o no il calore […] costituisce per lo spirito una grande differenza.

In “La città e le sue mura incerte” ritroviamo le atmosfere oniriche, malinconiche e rarefatte tipiche di Haruki Murakami. Libri, musica, biblioteche, fantasmi, solitudine e sofferenza, morte, amore, la pioggia sul mare, unicorni. C’è tutto e come sempre la sua scrittura è in grado di dare sostanza all’incorporeità, lasciandoci ancora una volta confusi su quale sia la realtà, quali i sogni. Anche questa volta la sua malinconia ha lenito i miei turbamenti.

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