
“Sotto gli alberi” (Under the Greenwood Tree) è uno dei primi romanzi di Thomas Hardy, pubblicato nel 1872. Si contraddistingue dagli altri suoi scritti perché è uno dei più leggeri e ottimistici; chi ha già letto altre sue opere sa quanto queste possano essere cupe e con finali altamente tragici: “Tess dei d’Urberville”, “Jude l’oscuro”, “Nel bosco”, e potrei continuare a oltranza. È una lettura leggera, ma al contempo nostalgica, nel senso più positivo del termine, perché emergono l’incanto di altri tempi del contesto rurale e i sentimenti buoni.
Si tratta per l’appunto di un romanzo pastorale che racconta la vita di un piccolo villaggio immaginario chiamato Mellstock, nel Wessex (costante dei romanzi di Thomas Hardy). La trama segue due storie principali, che si intersecano tra di loro, ovvero la storia d’amore tra Dick Dewy, un giovane falegname, e Fancy Day, la nuova giovane maestra della scuola del villaggio, e il destino del coro di musicisti della chiesa.
Il coro di musicisti è composto principalmente dagli uomini del villaggio – compreso Dick Dewy – e la musica rappresenta la loro passione, il loro svago dalle fatiche del giorno. È anche un appuntamento fisso, soprattutto durante il periodo delle feste natalizie, quando in processione rallegrano i pomeriggi bui delle strade del villaggio fino a raggiungere la chiesa. L’arrivo del nuovo reverendo, Maybold, mette però a repentaglio questa loro tradizione, perché ha la decisa intenzione di sostituirli con un moderno organo che sarà suonato proprio da Fancy Day.
Ed è qui l’intreccio delle storie, ingarbugliato da Fancy Day la bella insegnante che fa innamorare non solo Dick Dewy, ma anche il reverendo Maybold e il ricco agricoltore Shiner. Il nome Fancy rispecchia anche il carattere della donna, un po’ capriccioso e volubile, come quello di Bathsheba, protagonista dell’altro suo famoso romanzo “Via dalla pazza folla”. Figura complessa e ambigua, combattuta tra i suoi sentimenti genuini verso Dick, ma anche dalle sue ambizioni sociali e dalla sua vanità. Dick, al contrario, è un uomo dal buon cuore – non ai livelli di Gabriel Oak di “Via dalla pazza folla” – ma molto geloso e pieno di insicurezze.
Ci sarebbero i presupposti per sfociare in tragedia, ma Thomas Hardy riesce a tenere il tono allegro e leggero, anche grazie alle scene in cui appaiono i membri del coro di musicisti e gli abitanti del villaggio che aggiungono colore e umorismo alla narrazione. La stessa storia d’amore tra Dick e Fancy resta sempre sul superficiale, non raggiunge mai le profondità delle passioni travolgenti e drammatiche a cui Hardy ci ha abituato. Nonostante questa apparente semplicità, l’autore però riesce comunque a trattare tematiche che gli stanno a cuore, come la perdita inevitabile delle tradizioni a favore della modernità, le differenze tra classi sociali e l’istituto del matrimonio che non lega sempre due persone che si amano, ma spesso è una questione di convenienza sociale. È un romanzo sì ottimistico, ma che lascia comunque l’amaro in bocca.
Io amo tantissimo Thomas Hardy, questo è il settimo suo romanzo che leggo e ogni lettura mi ha sempre soddisfatto a pieno, con sorrisi e più spesso con lacrime di tristezza e magoni per la sorte dei protagonisti. Amo come descrive il mondo rurale, la natura, la campagna inglese, così dettagliato e poetico. Riesce ogni volta a cattura l’essenza di quei luoghi, a farcela vivere o quantomeno a sognare, e a far combaciare i moti della natura con quelli dell’animo umano. “Sotto gli alberi”, pur non raggiungendo la complessità di contenuti delle altre sue opere, è una lettura adorabile, proprio grazie alla sua semplicità e al clima disteso e potrebbe rappresentare anche un ottimo inizio per i lettori e le lettrici che ancora non hanno avuto il piacere di capitare tra le pagine di Hardy.
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