“Spillover” di David Quammen

Come si fa a parlare di questo libro? La luce che emerge da esso è talmente forte da oscurare e rendere piccole e vane le mie parole. Qui dentro ci sono scienza, studi decennali, sudore, rischi, fallimenti e tanto coraggio. 

Molti mi hanno detto: “perché lo leggi?”, “perché angosciarsi?”, “non è la lettura adatta in questo momento”. Talvolta anche deridendomi. Io volevo solo sapere, volevo soltanto avere una minima base per riuscire a comprendere termini che con i miei studi giuridici non ho avuto modo di acquisire. Volevo che la mia paura del Covid19 non fosse folle. Non volevo nemmeno smettere di avere paura, semplicemente volevo che la mia paura fosse assennata.

David Quammen (ricercatore per National Geographic) in “Spillover” (Adelphi, 2012) ci racconta con un linguaggio semplice ma scientifico, con un ritmo serrato da thriller, l’universo dei virus (e non solo) soffermandosi soprattutto su un passaggio fondamentale, appunto lo “spillover”. 

Da dove saltano fuori questi virus? Da animali che li hanno ospitati a lungo, nei quali hanno trovato un porto sicuro e dove talvolta sono rimasti intrappolati.

Lo spillover, “tracimazione”, indica il momento in cui un patogeno (agente biologico responsabile dell’insorgenza della condizione di malattia nell’organismo ospite) passa da una specie ospite a un’altra; il salto di specie, da animale a uomo.

E per farci comprendere lo spillover, noi lettori insieme a Quammen, e tanti altri studiosi, entreremo nelle fitte foreste del Congo a cercare cadaveri di gorilla, passeremo in Africa all’interno di grotte abitate da pitoni e pipistrelli, e poi andremo nelle fattorie australiane, nei mercati di animali esotici della Cina Meridoniale, poi in Bangladesh, in Malesia, a Bali, in America e in tanti altri posti, a catturare volpi volanti, macachi, ratti, cervi, pipistrelli e pipistrelli, e ancora pipistrelli.

Proveremo paura, è vero, fa tanta paura. Ma la cosa che mi ha terrorizzato è stato ri-scoprire che la diffusione dei virus è la conseguenza di nostre azioni.

E con le parole dell’autore , di seguito riassumo quello che per me rappresenta il messaggio chiave del libro.

“Machupo, Marburg, Lassa, Ebola, HIV-1, HIV-2, Sin Nombre, Hendra, influenza aviaria, Nipah, febbre del Nilo Occidentale, SARS, influenza suina, Corona virus. Che sia chiaro da subito: c’è una correlazione tra queste malattie che saltano fuori una dopo l’altra, e non si tratta di meri “accidenti” ma di “conseguenze” non volute di nostre azioni. Come fanno questi patogeni a compiere il salto dagli animali agli uomini e perché sembra che ciò avvenga con maggiore frequenza negli ultimi tempi? Per metterla nel modo più piano possibile: perché da un lato la devastazione ambientale causata dalla pressione della nostra specie sta creando nuove occasioni di contagio con i patogeni, e dall’altro la nostra tecnologia e i nostri modelli sociali contribuiscono a diffonderli in modo ancor più rapido e generalizzato.

1.Le attività umane sono causa della disintegrazione di vari ecosistemi a un tasso che ha le caratteristiche del cataclisma: la deforestazione, la costruzione di strade e infrastrutture, l’aumento del terreno agricolo e dei pascoli, la caccia alla fauna selvatica, l’attività mineraria, l’aumento degli insediamenti urbani e il consumo di suolo, l’inquinamento, lo sversamento di sostanze organiche nei mari, lo sfruttamento insostenibile delle risorse idriche, il cambiamento climatico, il commercio internazionale di beni. Stiamo, in poche parole, sbriciolando tutti gli ecosistemi.

2.In questi ecosistemi vivono milioni di specie, in gran parte sconosciute alla scienza moderna, non classificate o a malapena etichettate e poco comprese. Tra questi milioni di specie ignote ci sono virus, batteri, funghi, protisti e altri organismi, molti dei quali parassiti. I virus riescono a moltiplicarsi solo all’interno delle cellule vive di qualche altro organismo, in genere un animale o una pianta con cui hanno instaurato una relazione intima, antica e spesso (ma non sempre) di mutuo soccorso. Nella maggioranza dei casi, dunque, sono parassiti benevoli, che non riescono a vivere fuori del loro ospite e non fanno troppi danni.

3. Oggi però la distruzione degli ecosistemi sembra avere tra le sue conseguenze la sempre più frequente comparsa di patogeni in ambiti più vasti di quelli originari. Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie. Un parassita disturbato nella sua vita quotidiana e sfrattato dal suo ospite abituale ha due possibilità: trovare una nuova casa, un nuovo tipo di casa, o estinguersi. Dunque non ce l’hanno con noi, siamo noi a esser diventati molesti, visibili e assai abbondanti. I virus, soprattutto quelli di un certo tipo, il cui genoma consiste di RNA e non DNA e dunque è più soggetto a mutazioni, si adattano bene e velocemente a nuove condizioni.

Tutti questi fattori non hanno portato solo all’emergere di nuove malattie e di tragedie isolate, ma a nuove epidemie e pandemie. Le malattie del futuro, ovviamente, sono motivo di grande preoccupazione per scienziati ed esperti di sanità pubblica. Non c’è alcun motivo di credere che l’AIDS rimarrà l’unico disastro globale della nostra epoca causato da uno strano microbo saltato fuori da un animale.

The Next Big One, il prossimo grande evento, è inevitabile. Sarà causato da un virus? Si manifesterà nella foresta pluviale o in un mercato cittadino della Cina meridionale? Farà trenta, quaranta milioni di vittime?

L’ipotesi è ormai così radicata che potremmo dedicarle una sigla, NBO. La differenza tra HIV-1 e NBO potrebbe essere, per esempio, la velocità di azione: NBO potrebbe essere tanto veloce a uccidere quanto l’altro è relativamente lento. Gran parte dei virus nuovi lavorano alla svelta.”

Sembra quasi una profezia, ma non è altro che il risultato esatto di studi scientifici. “Spillover” di David Quammen è un libro immenso, illuminante, necessario. E’ un libro che dovrebbe tanto farci riflettere e spingerci a smettere di rompere gli equilibri del Mondo, per salvaguardare non soltanto le specie animali, ma in particolare la razza umana, noi stessi.

Total
0
Shares
Comments 3
  1. È stato illuminante leggere quanto descritto nel tuo blog
    Tanto illuminante quanto preoccupante
    Forse l’uomo è arrivato a un punto tale che nn sarà più possibile tornare indietro

  2. Sicuramente è un libro interessante da leggere, perchè tratta un’argomento molto attuale, purtroppo ora come ora però io non ce la farei a leggerlo, ma non è detto che prima o poi lo farò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev
“Maurice” di Edward Morgan Forster

“Maurice” di Edward Morgan Forster

“Maschio e femmina”

Next
“Malombra” di Antonio Fogazzaro

“Malombra” di Antonio Fogazzaro

Tacevano i bisbigli nei corridoi, le persiane rigate di luce si oscuravano di