
Michael McDowell è tornato, non in vita, ma nelle nostre librerie con il romanzo Katie, un’opera spietata, definita dallo stesso autore come il suo lavoro più crudele. Dopo la celebre saga Blackwater e il romanzo Gli aghi d’oro, la casa editrice Neri Pozza ci sorprende con la traduzione di Katie, originariamente pubblicato nel 1982. Si tratta di un romanzo horror che si contraddistingue per la precisione delle descrizioni della Gilded Age americana e per la violenza narrativa che diverte, terrorizza e colpisce profondamente il lettore.
La storia si concentra su due personaggi femminili agli antipodi, rappresentativi, in un certo senso, del bene e del male. Katie Slape ci viene presentata subito nella sua malvagità: nelle prime pagine, la vediamo torturare un cucciolo di cane per poi lanciarlo giù dalla finestra. È una giovane donna con un dono oscuro, la chiaroveggenza, che utilizza per prevedere le mosse delle sue vittime e compiere una serie di crimini violentissimi. Non è sola nella sua ferocia: è accompagnata dal padre e dalla matrigna. Insieme formano un clan degli orrori da cui è meglio tenersi alla larga.
L’altra protagonista del romanzo è Philo Drax, una giovane donna dall’animo buono ma dal carattere forte, che vive da sola con la madre in condizioni di povertà. Philo si troverà suo malgrado a confrontarsi con Katie e la sua famiglia, dopo aver ricevuto una lettera dal nonno, in cui l’uomo le chiede aiuto per liberarsi dalle torture e dalla morsa mortale degli Slape. Questi ultimi si sono insediati nella sua casa, con l’intento di appropriarsi dell’eredità che spetterebbe a Philo. La lotta tra le due donne si sviluppa in un crescendo di tensione, omicidi e rivelazioni, che lascia il lettore sgomento e impressionato dalla quantità di cattiveria che Katie è in grado di sprigionare, pur di rovinare la vita di Philo.
McDowell si è chiaramente divertito nel creare Katie. Gli omicidi sono numerosi, efferati e scenici: se si trattasse di un film, sarebbe un horror gore. Katie Slape è una villain con tutti i crismi, imbattibile grazie al suo superpotere della chiaroveggenza e alla totale mancanza di empatia, che la fa muovere tra le pagine con la freddezza di un predatore. Le sue prede sono numerose: alcune finiscono nella sua rete per caso, altre vengono invece inseguite dalla predatrice stessa. Tra queste ultime ci sono anche gli affetti più cari di Philo.
L’ambientazione storica è un altro aspetto particolarmente riuscito del romanzo. McDowell è meticoloso nel descrivere i luoghi, dipingendo un quadro vivido dell’America del XIX secolo, in particolare delle città e delle aree in cui si sviluppa la storia: New York, Philadelphia, Saratoga Springs e New Egypt.
La facilità di lettura e la capacità dell’autore di inquietare e intrattenere fanno chiudere un occhio su alcuni aspetti del romanzo meno solidi. Katie è cattiva fin dalla prima pagina, ma di lei, della sua vita e del suo passato, conosciamo ben poco. Di conseguenza, accettiamo la sua malvagità come un dato di fatto, senza però sapere perché sia diventata così spregevole. Katie è come la più cattiva delle cattive della Disney, quando non c’era bisogno di dare una spiegazione al male. Oggi probabilmente la mancanza dell’aspetto psicologico verrebbe risolto traendone un film che racconti la storia del villain (come nel caso di Maleficent, che esplora il passato della strega de La bella addormentata nel bosco). Tuttavia, alla fine, questo dettaglio ha poca importanza, perché il romanzo è un divertissement, un crudelissimo divertissement.


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