“Quel che sa il gufo” di Jennifer Ackerman. Un nuovo sguardo sugli uccelli più enigmatici del pianeta.

Non avevo mai letto nulla di Jennifer Ackerman prima di questo libro, nonostante a casa abbia anche le sue due opere precedenti, sempre saggi dedicati agli uccelli. Ne avevo sentito parlare molto bene in vari articoli scientifici: il suo Il genio degli uccelli è addirittura considerato uno dei migliori libri di divulgazione scientifica degli ultimi tempi. Così, quando è uscito Quel che sa il gufo, mi sono detto: “Ecco, è giunta l’ora di scoprire questa scrittrice.” Ho deciso di iniziare proprio dal suo ultimo lavoro, anche perché qualche tempo prima avevo letto I gufi dei ghiacci orientali di Jonathan Slaght – tra l’altro citato più volte in Quel che sa il gufo – dedicato al gufo pescatore di Blakiston, e ne ero rimasto completamente ammaliato.

Con Quel che sa il gufo (What an Owl Knows), Jennifer Ackerman ci accompagna in un affascinante viaggio nel mondo dei gufi, creature enigmatiche e simboliche che da secoli abitano l’immaginario collettivo. Non ultimo, grazie alla saga di Harry Potter, in cui Edvige è diventato l’animale domestico tanto desiderato da far impennare – spesso in modo illecito – le vendite di gufi delle nevi. Il libro intreccia ricerca scientifica, etologia e storia culturale, offrendo così un ritratto quanto più completo e aggiornato possibile di questi animali tanto affascinanti quanto spesso fraintesi.

Ackerman, oltre a raccontare le sue ricerche sul campo e quindi la sua esperienza diretta con i gufi, arricchisce il saggio con interviste a ricercatori, ornitologi, riabilitatori e appassionati da tutto il mondo. Illustra i più recenti studi sul comportamento, la comunicazione, la riproduzione, la migrazione e le straordinarie capacità sensoriali di questi rapaci notturni. Particolarmente interessanti sono i capitoli dedicati ai richiami dei gufi, alle dinamiche che rendono silenzioso il loro volo, e alle strategie riproduttive e di cura della prole.

Ackerman dedica ampio spazio all’analisi delle straordinarie capacità percettive e fisiche dei gufi: l’udito ipersensibile, reso possibile dalle orecchie asimmetriche che consentono una localizzazione acustica tridimensionale; il volo silenzioso, garantito dalla particolare struttura delle piume progettata per eliminare quasi ogni rumore, permettendo attacchi fulminei e invisibili; e la vista notturna eccezionale, frutto di una straordinaria sensibilità alla luce, che consente loro di vedere anche nel buio quasi totale. Tutto ciò rende il gufo un animale “quasi alieno”, un autentico capolavoro evolutivo perfettamente adattato alla notte.

Molto suggestiva è anche la parte dedicata alla storia culturale del gufo e al suo significato simbolico nelle diverse epoche e culture: da animale sacro ad Atena nell’antica Grecia, a simbolo di morte o sventura in molte tradizioni popolari, compresa quella italiana. Mia nonna, per esempio, ci terrorizzava con storie di gufi appostati vicino alle case, presagio certo che qualcuno lì dentro sarebbe morto. La figura del gufo, infatti, è profondamente ambigua, divisa tra luce e ombra, saggezza e paura, ma continua ad affascinare anche nell’epoca moderna.

Verso la fine del saggio, quando ormai siamo completamente conquistati dal mondo dei gufi e abbiamo imparato a conoscerli e a meravigliarci delle loro capacità, affrontiamo la parte dedicata alla loro salvaguardia con un coinvolgimento diverso, più profondo. Il libro si conclude con una riflessione sul ruolo ecologico dei gufi, sulla loro importanza per la biodiversità e anche per la nostra memoria collettiva, e sulle minacce che incombono su di loro: dalla perdita di habitat all’inquinamento, fino ai cambiamenti climatici. Ackerman racconta gli sforzi di ricercatori e scienziati impegnati nella loro tutela.

Quel che sa il gufo è un libro che mi ha completamente affascinato: l’ho divorato, nonostante avessi deciso di centellinarlo e alternarlo con altre letture. È stato impossibile. Mai noioso o difficile, è un saggio appassionato e accessibile, perfetto anche per chi non nutre un interesse specifico per i gufi o per l’ornitologia. È un libro ideale per chi ama la natura, la scienza e la meraviglia. Scritto con rigore, calore e uno stile limpido, ci invita – in un’epoca in cui il contatto con il selvatico si fa sempre più raro – ad alzare lo sguardo nella notte e ad ascoltare, letteralmente e simbolicamente, quel che sa il gufo.

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