“Earthlings” di Murata Sayaka

Devo usare i poteri magici su tutto il mio corpo prima che il cuore non senta più nulla.

Dopo aver letto “La ragazza del Convenience Store”, ho voluto immediatamente leggere l’altro unico libro di Murata Sayaka tradotto in una lingua che conoscessi. In questo caso è stato l’inglese che, pur non conoscendo alla perfezione, mi ha dato modo di leggere “Earthlings”. Il romanzo verrà tradotto in lingua italiana presumibilmente in autunno.

Lo dico subito, ho amato ogni parola di “Earthlings”, ha conquistato tutto, cuore anima intelletto. Tra le letture più grottesche, drammatiche, claustrofobiche, divertenti che io abbia mai fatto. C’è un’intelligenza sopraffina che ha pochi eguali.

Natsuki è una bambina di undici anni che frequenta il quinto anno delle scuole elementari. Abbiamo la sua conoscenza dalle prime righe del romanzo. É in macchina con i suoi genitori e sua sorella di due anni più grande; stanno percorrendo dei ripidi tornanti che conducono alla casa in montagna dei nonni.

Non è una bambina come tutte le altre, lei è una maga, una vera maga con poteri magici. Non lo ha detto ai genitori. Nello zaino che ha sempre con sé nasconde una bacchetta magica di origami e uno specchio altrettanto magico. Ma la cosa più importante che custodisce è Piyyut, un riccio bianco di peluche. Lo ha acquistato al supermercato quando aveva sei anni. Piyyut non era su quello scaffale per caso. Lui proviene da un altro pianeta che si chiama Popinpobopia ed è stato mandato sulla Terra dalla Polizia magica poiché il pianeta Terra stava affrontando una crisi e quindi aveva bisogno di qualcuno che lo salvasse. É stato Piyyut a far dono degli oggetti magici e dei poteri a Natsuki.

L’unica persona che conosce il suo segreto è suo cugino, nonché fidanzato Yuu, anche lui undicenne. Natsuki e Yuu si vedono soltanto una volta all’anno a casa dei nonni, durante le vacanze estive. Yuu anche ha un segreto: non è un terrestre, un earthiling, ma un alieno in cerca della sua navicella spaziale per tornare sul suo pianeta.

Ed è proprio nella casa dei nonni che si inizia a capire che qualcosa non va. Seppur in un posto idilliaco, immerso nella natura, le relazioni familiari cominciano a venire a galla. C’è un filo sottile, impercettibile, di malessere che aleggia tra le pagine e il lettore capisce che sia Natsuki e Yuu provengono da due famiglie disfunzionali, che i poteri magici dell’una e l’essere extraterrestre dell’altro sono scudi che hanno creato per sentire meno dolore e sopravvivere alle sofferenze.

Natsuki, come lei stessa si definisce, è un cassonetto dove gettare i rifiuti e la rabbia dei genitori. La madre continua a darle schiaffi sulla testa e a ricordarle che non vale nulla, che non sa fare nulla, che è un essere inutile, un peso morto. Quando subisce uno stupro da parte del professore e lei glielo racconta, la madre non le crede, perché è lei che ha la testa malata, il veleno nel corpo. Yuu invece non ha un padre, soltanto una madre depressa con tendenze suicide.

L’unica isola di salvezza per i due bambini è la casa dei nonni, dove si incontrano, una volta all’anno ed è lì che si scambiano delle promesse. La promessa più importante è quella di fare di tutto pur di sopravvivere e incontrarsi nuovamente l’anno successivo.

Fino a quando dobbiamo solo sopravvivere? Quando saremo capaci di vivere piuttosto che concentrarci solo sulla sopravvivenza?

Murata Sayaka descrive la scena dello stupro senza omettere nessun dettaglio. É lacerante. E coincide con il punto cruciale del libro, quando Natsuki evoca i suoi poteri magici per far andare via il dolore e sentirsi come sotto anestesia. La sua anima, quella che può sentire dolore, si estranea dal corpo, esce, si astrae. Smette di credere nell’amore e inizia a temere il sesso.

L’amore è un anestetico, un’illusione fatta per abbellire il doloroso atto di accoppiamento, per ridurre la sofferenza e il disgusto dell’atto sessuale.

Natsuki cresce, diventa trentenne ma i traumi sono ancora vivi in lei. Osserva la società e la paragona a una fabbrica, le abitazioni sono dei nidi dove si producono bambini. La Fabbrica ha regole precise e ogni membro della società deve rigorosamente rispettarle. La cosa più importante che posseggono gli esseri umani sono l’utero e i testicoli, e la capacità di utilizzarli per procreare, fabbricare bambini.

La società ha gli occhi puntati su i tuoi organi sessuali, come un Grande Fratello; non hai scampo. Non puoi permetterti di non produrre figli. Natsuki però ha la bocca uccisa dallo stupro, un corpo senza anima e senza alcuna pulsazione sessuale.

Si presuppone che le giovani donne debbano innamorarsi e far sesso, e qualora decidessero di non farlo, allora saranno destinate a essere sole o annoiate, e avranno sprecato la loro giovinezza per poi pentirsene in età avanzata.

Così come da bambina, anche da adulta Natsuki non potrà semplicemente vivere la sua vita, ma ancora una volta dovrà sopravvivere. E la sopravvivenza può esserci soltanto in due modi: decidere di essere un operaio della Fabbrica o provare a ribaltare il sistema creando il caos.

Potrei stare ancora qui a raccontarvi tantissime cose su “Earthlings” di Murata Sayaka, ma non voglio togliere il piacere della lettura. Ho provato una vasta gamma di emozioni; tenerezza, dolore, disgusto, gioia, meraviglia. É un caleidoscopio. Come ne “La ragazza del Convenience Store”, anche qui tornano i temi che stanno a cuore alla scrittrice, ma vengono affrontati con maggior forza, con immagini nitide e che fanno male.

“Earthlings” di Murata Sayaka è assolutamente uno dei libri più interessanti, incisivi e belli che io abbia mai letto. Fa male e fa tanto riflettere su questa “umanità” che l’essere umano pare proprio aver dimenticato.

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Comments 1
  1. Avrei preferito fosse davvero una piccola maga….comunque affronta dei temi molto forti che gia raccontati cosi fanno un certe effetto….io attenderò la traduzione!

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