“Il libro illustrato del giardino” di Vita Sackville-West.

È autunno, dovrei raccontarvi di foglie gialle e rosse, di passeggiate su colline di fuoco, del letargo degli animali, del riposo dei vegetali. Le cose però non stanno esattamente così, perché a ottobre le rose sono più sgargianti che mai, gli ellebori sono pronti a sbocciare per Natale, le camelie sasanqua sono cariche di boccioli, i ciclamini fanno gare di bellezza. La vita è un ciclo continuo, un alternarsi di vita e di morte, di riposo e di ripresa, e ogni pianta, ogni fiore, in base alle proprie specificità, avvicendano queste fasi.

La magica ciclicità della vita e soprattutto le peculiarità delle piante si colgono appieno in molti scritti di Vita Sackville-West, ma su di lei tornerò, spero presto, in un altro articolo. Oggi vi parlerò soltanto de “Il libro illustrato del giardino” che mi ha accompagnato per settimane, ammaliandomi e creando nella mia testa immagini di giardini stracolmi di colori e profumi, facendomi sottolineare righe su righe e appuntare consigli di giardinaggio che mai altrove si potranno trovare.

Vita Sackville-West spesso viene ricordata soltanto per la sua storia d’amore con Virginia Woolf, come se la sua importanza fosse dovuta a questo legame e non per altri meriti, ogni tanto si aggiungeva al suo nome “poetessa e scrittrice”, in maniera vaga, giusto per caratterizzarla in qualche modo. Probabilmente perché Vita Sackville-West ha avuto un enorme successo più per i suoi scritti di giardinaggio che per i suoi romanzi, andando quindi a cogliere soltanto una nicchia di pubblico.

Per quasi quindici anni, dal 1946 al 1961, Vita Sackville-West ha curato, la rubrica settimanale di giardinaggio dell’Observer e, nonostante non avesse mai fatto studi specifici, possedeva tutte le qualità per scrivere di botanica. Le doti che servivano erano il saper scrivere e il sapersi occupare del giardino. Quando iniziò a scrivere di giardinaggio per l’Observer aveva già pubblicato romanzi e poesie, ma soprattutto, le mani di questa incredibile donna e il suo ingegno avevano già creato uno dei più bei giardini esistenti al mondo: il grande giardino del Castello di Sissinghurst, nel Kent.

I suoi articoli erano letti da migliaia di persone, e la cosa sorprendente è che tantissimi lettori non erano appassionati di giardini, ma leggevano comunque i suoi scritti perché estremamente piacevoli. Una rubrica del genere era una novità, soprattutto il legame che Vita Sackville-West era riuscita a creare con i lettori; era costantemente sommersa da lettere, regali e sementi, e quando parlò con entusiasmo dell’inconsueto corbezzolo, l’ufficio postale fu costretto a mandare appositamente un furgone per la consegna dei sacchi contenenti le domande dei lettori.

Vita Sackville-West un po’ odiava questo successo, non lo tollerava perché era dovuto ai suoi scritti sull’Observer e non per i suoi romanzi. Teneva la sua rubrica principalmente per guadagnare, 15 ghinee a settimana; vennero fatte quattro raccolte dei suoi articoli che videro più ristampe e lei non si oppose alla loro pubblicazione.

Il lettore però sa che quegli articoli di giardinaggio non sono semplici consigli di coltivazione, lezioni su come guardare i fiori, come piantare le rose e curare gli anemoni, ma spingono il lettore a sviluppare l’immaginazione, soprattutto nel dare al giardino quell’aria di apparente casualità, e racchiudono quel mondo intimo che solitamente viene vissuto in solitudine dagli amanti del giardinaggio.

Questi articoli traducono in parole esperienze altrimenti solitarie, chiuse in un ambito intimo e domestico, coma la rimozione delle rose appassite nelle sere di fine estate, le passeggiate silenziose nella penombra del crepuscolo primaverile ed estivo, o il tempo delle soste e delle riflessioni, verso fine autunno, sui futuri miglioramenti da apportare.

Esistevano altre rubriche dedicate al giardinaggio, ma utilizzavano un linguaggio più “erudito” e meno personale. La rubrica di Vita Sackville-West riusciva invece ad ammaliare anche gli estranei alla materia, persone che magari avevano soltanto un sogno nostalgico, e lo faceva senza alcuna presunzione, ma facendo sentire il lettore perfettamente capace di poter coltivare le meravigliose rose antiche, con la stessa riuscita delle sue.

E proprio le rose sono le eterne presenze della sua rubrica, alcune di una bellezza ultraterrena, come la Stanwell Perpetual e la Fantin Latour. Quando tocca a loro, Vita Sackville-West trasforma le parole in scrigni pieni di visioni, profumi e sogni.

C’è qualcosa di estremamente soddisfacente nel pensare che stiamo facendo del bene ai nostri cespugli di rose e a noi stessi, nel nostro sforbiciare verso i giovani getti desiderosi di svilupparsi, e sarà ancora più gratificante osservare i getti verde chiaro allungarsi centimetro dopo centimetro in un tempo sorprendentemente breve.

“Il libro illustrato del giardino” è suddiviso in dodici capitoli corrispondenti ai mesi dell’anno, e a ogni capitolo ci sono gli articoli dedicati alle cure specifiche delle piante e dei fiori per quel periodo. In ogni pagina si percepisce l’amore viscerale di Vita Sackville-West per il mondo vegetale; la passione traspare in ogni descrizione, così come è tangibile la commozione della sua anima nello stare in relazione con i fiori e le piante del suo giardino.

I suoi articoli sono prodigiosi, hanno la capacità di far entrare in connessione il lettore con la natura, anche se la natura limitata al proprio giardino, o al singolo vaso posto fuori a un balcone; rende eterno questo legame, e ci eleva, come direbbe la Poetessa Emily Dickinson, sopra il rumore del mondo.

La natura dovrebbe sollecitare anche noi col suo coraggio, e io vorrei suggerire che quest’anno ci facessimo tutti un tantino arditi, intraprendenti e altruisti, e sparpagliassimo i nostri semi ovunque, non solo nelle nostre aiuole preparate, ma anche per esempio su quegli spazi che costeggiano la ferrovia, o circondano i castelli in rovina, i luoghi devastati da bombe, e anche lungo le siepi nelle nostre strade di campagna. I fiori selvatici stanno morendo.

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