
Illuminati dall’acqua (Illuminated by water, 2023) di Malachy Tallack ha catturato sùbito la mia attenzione, ancor prima che arrivasse nelle nostre librerie; mi era bastato leggere il titolo sul sito della casa editrice Iperborea, nella sezione dedicata alle prossime uscite. In Italia non mancano pubblicazioni che esplorano il legame tra la passione per la natura e il movimento interiore che essa genera, ma un libro che mettesse la pesca al centro del racconto mi mancava, almeno tra le letture contemporanee. Da grande appassionato di Moby Dick di Melville e Il vecchio e il mare di Hemingway – due grandi romanzi che rappresentano pienamente il mio essere lettore -, l’idea di affrontare il tema della pesca in una chiave moderna, tra saggio e autobiografia, mi affascinava profondamente.
Il libro si rivela un’opera avvincente, capace di esplorare la connessione profonda tra la pesca a mosca e il mondo naturale, ma soprattutto un viaggio nelle memorie personali dell’autore. Tallack ci accompagna dall’infanzia, con il suo primo lancio dell’amo nell’acqua, fino all’età adulta, intrecciando le esperienze vissute con le riflessioni maturate nel tempo, grazie proprio al contatto con l’acqua e ai segreti del mondo sommerso che emergono in superficie.
Ho avuto il grande piacere di intervistare Malachy Tallack una domenica mattina in videocall, distogliendolo per un momento dai suoi impegni al festival “I Boreali”. È stata un’occasione preziosa per porgli le domande che avevo annotato nel corso della splendida lettura di Illuminati dall’acqua.
Cosa ti ha spinto a scrivere un libro che esplora il legame tra la pesca e la tua vita interiore? È nato da un’esperienza specifica?
Il libro è nato durante la pandemia, durante il primo lockdown nella primavera del 2020, quando non potevamo uscire molto. C’era quella sensazione di essere intrappolati in casa e di aver perso il contatto con la natura a cui ero abituato. Uno di quei legami con la natura era la pesca, che rappresentava il momento più lungo trascorso all’aperto: sette ore nello stesso posto immerso nella natura. Così mi sono reso conto che, non potendo andare a pescare, la cosa più naturale da fare sarebbe stata scrivere sulla pesca e riflettere su cosa significasse per me questa attività nel corso della mia vita. Mi permetteva di connettermi al mio passato, ai miei ricordi, ma anche ai luoghi e alla natura.
Come descriveresti il tuo rapporto con la natura e in particolare con l’acqua?
Trascorro il più tempo possibile immerso nella natura, sia lavorando, osservando gli uccelli o pescando. È qualcosa di cui sento il bisogno. Tra queste tre attività, la pesca è sempre stata la più intensa. Ho passato lunghi periodi a pescare, e questa esperienza mi regala una sensazione profonda di connessione con il luogo in cui mi trovo. Mi ritrovo a osservare ciò che mi circonda, a riflettere su quello che accade sott’acqua, in un mondo invisibile ai miei occhi, e, a volte, anche a scoprire e catturare dei pesci.
L’acqua è un elemento centrale nel tuo racconto, ma spesso è vista anche come simbolo di mistero e pericolo. Hai mai avuto un’esperienza in cui la tua relazione con l’acqua è stata messa alla prova?
L’acqua è un elemento molto interessante perché racchiude in sé idee contraddittorie. Da un lato, è essenziale per la vita e fa parte della nostra quotidianità, ma allo stesso tempo è misteriosa, e noi non possiamo mai esserne completamente parte. L’acqua ci dà conforto, ma può anche essere pericolosa, persino letale. Penso che tutti noi abbiamo un rapporto ambivalente con l’acqua, ed è proprio questa dualità a renderla affascinante e attraente. Ci sono momenti in cui ne diventiamo pienamente consapevoli. Nel libro, ad esempio, racconto di un episodio in cui ho rischiato di cader all’indietro in acqua. In quell’istante, ho percepito il pericolo in modo nitido, in un modo che spesso, durante la pesca, si tende a ignorare. Ma prima o poi, chiunque peschi si trova inevitabilmente di fronte alla realtà che l’acqua può essere tanto meravigliosa quanto pericolosa.
Perché provi un particolare amore per la trota fario?
Penso che il motivo principale sia che sono cresciuto pescando vicino a casa. Inoltre, credo che sia un pesce particolarmente bello. Ha un aspetto straordinario: se lo catturi di notte, può apparire brillante, argenteo con riflessi rossi, mentre in un altro luogo può essere più scuro, quasi nero. Amo questa sua varietà di colori, è davvero una creatura affascinante. Ma, naturalmente, questo pesce mi riporta anche a casa e alla mia infanzia, ai ricordi di quando cercavo di pescarlo mentre crescevo.
La pesca è, spesso, considerata un’attività solitaria. Quanto credi che la solitudine abbia influito sulla tua crescita personale e sulla tua scrittura?
La maggior parte della mia pesca l’ho sempre praticata da solo, e apprezzo molto quel tempo in solitudine. Però non la definirei solitudine, perché non mi sento mai davvero solo quando sono immerso nella natura e a contatto con l’acqua. È un momento che mi permette di entrare in sintonia con il mondo naturale, un’interazione profonda che, in un certo senso, si può vivere appieno solo da soli. Detto questo, ripensando ai miei ricordi, mi rendo conto di quanto siano stati speciali anche i momenti in cui ho pescato con altre persone, spesso con mio fratello o con amici. Sono stati momenti davvero preziosi. La pesca è profondamente legata alla mia scrittura, probabilmente perché entrambe richiedono lunghi periodi di solitudine. Una delle cose più interessanti della pesca è che, per gran parte del tempo, sei completamente concentrato sui tuoi sensi: osservi, ascolti, percepisci ciò che ti circonda. Eppure, allo stesso tempo, nella parte più nascosta della mente, i pensieri continuano a fluire. Per me, spesso, quei pensieri riguardano la scrittura. È come se stessi pensando alla scrittura senza pensarci davvero, in modo naturale e spontaneo.
Pensi che la pesca possa essere un mezzo per ritrovare un senso di equilibrio in un mondo sempre più veloce?
La pesca è sicuramente un modo per staccarsi dal mondo iperconnesso di oggi, fatto di internet e telefoni cellulari. Non puoi pescare bene se sei distratto dal tuo telefono, leggendo email o messaggi. Per goderti davvero l’esperienza, devi essere concentrato. Oggi, la maggior parte di noi non è più abituata a dedicare lunghi periodi di attenzione a una sola attività, specialmente quando si tratta di entrare in contatto con la natura. Per questo, credo che la pesca offra un’opportunità preziosa: quella di vivere un’esperienza intensa e lenta a contatto con il mondo naturale, un’esperienza che molte persone hanno ormai dimenticato.
Il cambiamento climatico sta modificando inesorabilmente – talvolta distruggendo – molti habitat naturali, spesso portando anche all’estinzione di specie animali. Nella tua personale esperienza, hai avuto modo di appurare questi cambiamenti?
In natura, molti degli effetti del cambiamento climatico sono graduali e quindi più difficili da percepire immediatamente, ma il loro impatto sulla pesca è reale. Ad esempio, l’innalzamento delle acque può rendere più difficile per i salmoni risalire i fiumi per la deposizione delle uova. Tuttavia, ci sono anche cambiamenti più visibili in tempo reale, come gli eventi meteorologici estremi. In Scozia, ad esempio, stiamo assistendo sempre più spesso a lunghi periodi di siccità seguiti da piogge torrenziali in un solo giorno. Questo fenomeno è dannoso sia per i pesci che cercano di riprodursi, sia per i pescatori, che trovano sempre più difficile trascorrere del tempo in questi ambienti. Il danno causato dal cambiamento climatico si manifesta proprio attraverso queste trasformazioni del clima.
C’è un messaggio principale che speri i lettori colgano da Illuminated by Water?
Non c’è un messaggio preciso, perché questo non è un libro che vuole dire a tutti di andare a pescare. Gran parte del mio intento era scrivere sui vari aspetti di questa attività, che ha avuto un ruolo così importante nella mia vita, ma che per molte persone appare strana, persino una perdita di tempo. Ho cercato di riflettere e spiegare cosa renda la pesca così affascinante ed emozionante, tanto da catturare l’attenzione per anni, persino per decenni. Non voglio convincere nessuno a pescare, ma semplicemente provare a far capire a qualcuno cosa significhi per me e perché la trovo così speciale. Una delle cose che mi piacerebbe che i lettori cogliessero da questo libro è la meraviglia del mondo che esiste sotto la superficie dell’acqua, un mondo che per noi è difficile da vedere. Se con il birdwatching gli uccelli sono sempre intorno a noi e basta prestare attenzione per notarli, con i pesci è molto più complicato: il loro mondo è nascosto, difficile da osservare e da vivere direttamente. Spero che, dopo aver letto il libro, i lettori si fermino a riflettere di più su questa realtà ricca e affascinante, che esiste appena sotto la superficie, ma che spesso passa inosservata.
Ci sono autori o libri che ti hanno ispirato nel tuo percorso come scrittore o che hanno influenzato “Illuminated by Water”?
Ho letto molti libri sulla pesca mentre scrivevo questo, ma spesso non facevano al caso mio. Molti di questi testi si concentrano solo su aspetti pratici: come pescare, quale attrezzatura usare, quali luoghi scegliere. Io, invece, sono molto più interessato all’aspetto narrativo e riflessivo della pesca. Ci sono alcuni scrittori straordinari che hanno scritto sulla pesca, e nel mio libro ne parlo. River Runs Through It di Norman Maclean, ad esempio, è un romanzo meraviglioso sulla pesca. Lo scrittore americano W.D. Wetherell ha scritto racconti brillanti sulla sua esperienza con la pesca e su cosa significasse per lui. Durante la stesura del mio libro, ho letto moltissimi testi che mi hanno accompagnato lungo il percorso.
Quale consiglio daresti a qualcuno che vuole avvicinarsi alla pesca non solo come attività, ma come esperienza di connessione con la natura?
Imparare a pescare non è facile, perché di solito è qualcosa che va insegnato da un’altra persona. È molto difficile imparare dai libri o dai video. Tuttavia, esistono molte organizzazioni e club dove è possibile incontrare altri pescatori che possono guidarti e portarti a pescare. Un altro aspetto importante è riflettere sul tipo di pesca che si vuole praticare, che spesso dipende dai luoghi in cui si desidera pescare. Preferiresti pescare in mare o nei fiumi di montagna, cercando trote? È fondamentale capire quale tipo di ambiente vuoi vivere e, di conseguenza, quale tecnica di pesca si adatta meglio a quell’esperienza.
Hai mai pescato in Italia?
No, ancora no!
C’è un pesce che hai sempre sognato di pescare, ma non ci sei mai riuscito?
Mi piacerebbe tantissimo pescare un salmerino artico. Appartiene alla stessa famiglia dei salmoni, ma è un pesce dai colori vivaci e spettacolari. Lo si trova soprattutto nel nord della Svezia, in Islanda e in altre regioni settentrionali. È un pesce davvero bellissimo, ma non ho mai avuto l’occasione di prenderne uno.
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