E poi dormii il sonno senza sogni
qui sulla collina presso il fiume.
L’“Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters è uno di quei libri che ho ritenuto di dover acquistare anche solo per assicurarmi la sua presenza in casa. A grandi e sfumate linee conoscevo la sua struttura più che il contenuto: un testo composto da epitaffi dei cittadini di Spoon River. Come per tanti altri libri impregnati dell’aurea del “capolavoro” ho spesso rimandato la lettura, anche se a frenarmi era soprattutto il fatto che si trattasse di un testo più vicino alla poesia che alla prosa, e come forma ho sempre preferito quest’ultima. La copia che posseggo l’ho reperita a un euro al mercatino dell’usato vicino casa; è giaciuta poi per circa un paio di anni su un mobiletto in soggiorno, per avere, finalmente, la dovuta attenzione quando ho deciso di portarla con me a Londra, dove sapevo avrei visitato il cimitero di Highgate, luogo che nella mia testa si prestava benissimo a uno scatto fotografico e che mi avrebbe permesso di entrare nel mood giusto per la sua lettura.
L’opera venne inizialmente pubblicata sotto pseudonimo, tra il 1914 e il 1915, sulla rivista letteraria Reedy’s Mirror di Saint Louis, in Missouri. Consiste in una collezione di poesie, anche se lo stesso Lee Masters definì questo libro qualcosa di meno della poesia e di più della prosa, che racconta, sottoforma di epitaffi, la vita degli abitanti di un immaginario villaggetto tipico nordamericano, Spoon River. Gli epitaffi non sono esattamente come li immaginiamo, quindi delle brevissime incisioni sulle tombe per ricordare il defunto, ma gli stessi defunti in prima persona si prendono la libertà di impreziosire i loro epitaffi per raccontare – uso una definizione da scuola di scrittura – la scena madre delle loro vite e cosa condusse loro alla morte. Cesare Pavese, in Saggi letterari, afferma che Lee Masters a tutti fa pronunciare la confessione, a tutti strappa una risposta definitiva, non per cavarne un documento scientifico o sociale, ma soltanto per sete di verità umana. Essendo calato su i personaggi il velo della morte, questi non hanno paura di raccontare le loro vicende con estrema sincerità, svelando anche i segreti più nascosti di Spoon River.
Il valore aggiunto che rende immortale l’opera, a mio parere, è dato dall’ingegno di Lee Masters nel creare intrecci tra le storie raccontate da ogni abitante di Spoon River. Se inizialmente, leggendo i primi epitaffi, questo valore non è immediatamente percepibile, proseguendo si iniziano a notare i vari rimandi a persone e a eventi; ne emerge a fine lettura una visione d’insieme della cittadina di Spoon River. Sempre Cesare Pavese ricorda che il gran merito di Lee Masters è di aver cominciato, al suo paese, la descrizione realistica, spietata, della cittadina di provincia, del villaggio, puritani. Nella mia testa avevo le indicazioni necessarie per ricostruirla – il cimitero, la chiesa, il municipio, la piazza centrale, i campi – e per immaginare i duecentoquarantatré abitanti dell’antologia muoversi in quel territorio. Ne avvertivo soprattutto i loro palpiti vitali, perché è cosa logica che la vita sia un cimitero di ambizioni fallite, di realtà sofferte, di ali tarpate.
Sembra che Lee Masters si fosse ispirato a persone realmente esistite nelle cittadine di Lewistown e Petersburg, nell’Illinois, dove era cresciuto, e di aver scelto questa particolare forma di composizione del testo dopo aver letto due opere che ebbero su di lui un grande impatto: Elegia scritta in un cimitero campestre di Thomas Gray e gli epigrammi greci dell’Antologia Palatina. Oserei anche dire che queste circostanze fecero la sua fortuna, seppur momentanea, perché Edgar Lee Masters dopo tante pubblicazioni senza successo, riuscì grazie all’“Antologia di Spoon River” a uscire dall’anonimato e ad avere la sua rivalsa, di cui, come anticipavo, ebbe però solo un’effimera e veloce gioia; morì in miseria e dimenticato. Soltanto anni dopo la morte venne riconosciuta la sua importanza, divenendo uno dei più grandi poeti americani.
Le storie raccontate sono tante, sembra che tutta la possibile esperienza umana sia stata esplorata. Le confessioni degli abitanti di Spoon River sono profonde e libere, si inizia con un’elegia sul cimitero e si va avanti con mariti scontenti, mogli adultere, scapoli scontrosi e bambini nati morti, amori proibiti, sogni irrealizzati. Ogni epigrafe sepolcrale è un cuore che batte ancora, anche se quelle voci sono di morti rinchiusi nelle loro bare, sepolti nel buio della terra; sono di una bellezza commovente, ogni epitaffio ha una sua potenza individuale. E il nostro cuore, o almeno il mio, prova vette diverse, contrazioni più o meno forti, di gioia, di tristezza o di malinconia per un qualcosa che ormai è stato, in maniera definitiva. Concludo con le parole di Pavese: io credo che in questo libro, tanto esso è vasto d’esperienza, ognuno possa trovare la sua epigrafe.
Qui ve ne riporto tre, tra le mie preferite:
George Gray Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito: una barca con vele ammainate, in un porto. In realtà non è questa la mia destinazione ma la mia vita. Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno; il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura; l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti. Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita. E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca. Dare un senso alla vita può condurre alla follia ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio — è una barca che anela al mare eppure lo teme.
Pauline Barrett Quasi la larva di una donna dopo il bisturi del chirurgo! e quasi un anno per riprender forza, fino a che l'alba del decennale del nostro matrimonio mi ritrovò quasi la stessa. Passeggiammo insieme nel bosco per un sentiero coperto di muschio silente e d'erba. Ma io non potevo guardarti negli occhi e tu non potevi guardarmi nei miei, perché il nostro dolore era tanto - un po' di grigio sul tuo capo, e io, la larva di me stessa. Di che cosa parlammo? - del cielo e dell'acqua, di ogni cosa, per nascondere i nostri pensieri. Poi, il tuo dono di rose di selva poste sul tavolo a dar grazia al nostro pranzo. Povero caro, con quanto coraggio lottavi a immaginare e rivivere un'estasi del ricordo! Allora mi cadde il coraggio, scendendo la notte, e tu mi lasciasti sola nella mia camera un istante, come facevi quand'ero sposa, povero caro. Io guardai nello specchio e qualcosa mi disse: «Si dovrebbe esser morte del tutto, quando si è morte a metà - e non fingere la vita, non truffare l'amore». E allora lo feci, guardando là nello specchio. Caro, hai mai compreso?
Elizabeth Childers Polvere della mia polvere, e polvere, colla mia polvere, o bambino morto quando entravi nel mondo, morto della mia morte! Tu non conosci il Respiro, benché ti sia tanto sforzato, con un cuore che batteva quando vivevi dentro di me, e che si fermò quando mi lasciasti per la Vita. È bene, bambino. Così non hai mai percorso la lunga, lunga strada che comincia coi giorni di scuola quando le piccole dita si velano dietro le lacrime che cadono sulle lettere storte. E la prima ferita, quando un tuo compagno ti abbandona per un altro; e la malattia, e il volto della Paura accanto al letto; e la morte di un padre o di una mamma; o la vergogna per loro, o la miseria; e, finito il dolore vergine dei giorni di scuola, la Natura cieca che ti fa bere alla tazza dell’Amore, anche se sai che è avvelenata; a chi si sarebbe levato il tuo viso come un fiore? A quale fragilità? Il grido di quale sangue col tuo? – Puro o impuro: perché non importa, è sempre un sangue che fa appello al nostro. E poi i tuoi figli, oh che cosa potevano essere? Che cosa, il tuo dolore? Bimbo! bimbo! La Morte è meglio della Vita!
Se ti è piaciuto lascia un cuore!
Che meraviglia Gaetano, ovviamente mi hai trasmesso una grandissima voglia di leggerlo e hai assolutamente ragione, le foto ad Highgate lasciano senza fiato. Un libro che non conoscevo e che mi attira tantissimo, grazie per la tua recensione ❤️
Grazie a te per aver letto l’articolo ❤️
Libro meraviglioso, foto bellissimissime, articolo stupendo, evocativo, ricchissimo di suggestioni.
Grazie mille ❤️