“L’intelligenza dei fiori” di Maurice Maeterlinck

libro l'intelligenza dei fiori Maeterlinck

Mi risulta difficile indicare il momento preciso in cui ho capito di avere una forte attrazione per il mondo vegetale. Se torno indietro con gli anni fino a quando i ricordi lo rendono possibile, vedo me bambino con un caschetto biondo che rubo bocche di leone nate tra gli interstizi di grosse pietre di tufo o che strappo papaveri per incidermi la pelle, al centro della fronte o sulla mano, con le loro capsule. L’essere cresciuto in una piccola cittadina poco industrializzata ha aiutato molto, nel tempo libero giocavo con un altro bambino nei campi con gli animali, oppure facevo lunghe passeggiate in collina, in compagnia della burbera sorella di mia nonna.

Con gli anni ho imparato a conoscere le piante, non tanto dal punto di vista scientifico, ancora oggi mi risulta difficile memorizzare con esattezza ogni definizione, ma ho imparato a relazionarmi con loro, a condividere lo spazio, spesso ho sperimentato giocando con il loro processo vitale, con tanti fallimenti e qualche buon fine. Le ho osservate per ore, toccate, annusate, per curiosità certo, ma soprattutto perché attivavano in me qualche strano, inesplorato e appagante processo emotivo e intellettivo. Processo che tutt’oggi persiste con lo stesso vigore.

Che i fiori fossero intelligenti lo avevo sospettato; che le piante in generale lo fossero mi era scontato. Il tempo trascorso con loro mi ha permesso di notare comportamenti tutt’altro che passivi per degli esseri viventi che non possono muoversi, piantati come sono nel terreno.

“L’intelligenza dei fiori” di Maurice Maeterlinck, premio Nobel per la letteratura (1911), parte proprio da questo presupposto, da questa condizione di immobilità a cui sono condannate le piante, dalla nascita fino alla morte. Siamo portati a pensare che il mondo vegetale sia rassegnazione, accettazione, silenzio, obbedienza. Niente di più sbagliato! È al contrario il luogo dove la rivolta contro il destino è la più veemente e la più ostinata. Il mondo vegetale deve eludere, trasgredire la legge dell’immobilità, e ha escogitato le più sofisticate e ingegnose tecniche per muoversi a distanze inimmaginabili.

Un seme che cade sotto la pianta madre è destinato, per una serie di motivi, a soccombere o a germogliare nella miseria, ed è per questo motivo che le piante hanno dovuto attrezzarsi per conquistare lo spazio e costruire sistemi di disseminazione, di propulsione e di navigazione aerea, come ad esempio l’elica aerea dell’Acero, la brattea del Tiglio, la macchina per planare del Cardo, del Tarassaco, della Salsefica; le molle deflagranti dell’Euforbia, la straordinaria peretta per spruzzare della Momordica […]

Molti semi sono racchiusi nei loro frutti che vengono mangiati dagli uccelli per essere poi espulsi – non essendo digeribili – in luoghi lontani da quello natale; questo rappresenta il sistema apparentemente più semplice di movimento, in realtà – anche qui – c’è un preciso ragionamento e una profonda previsione delle finalità.

Maurice Maeterlinck in brevi capitoli racconta l’intelligenza dei fiori, alcuni di essi molto noti come l’orchidea (considerata uno dei fiori più intelligenti per il suo ingegnosissimo sistema di riproduzione). Li distingue in fiori anemofili ed entomofili, quelli che si affidano al vento per riprodursi e quelli che si affidano alla collaborazione degli insetti; ci sono, in realtà, anche i fiori acquatici come le ninfee sui loro peduncoli che si allungano e accorciano in base al livello dell’acqua o altre piante che lasciano andare sott’acqua le loro fioriture per farle esplodere come bolle una volta raggiunta la superficie (Villarsia nymphoides).

Al capitolo 11, l’autore indica il motivo per cui ha scritto questo libro che definisce un abbozzo, in quanto non ha lo scopo di diventare un manuale sull’intelligenza dei fiori, ma vuole soltanto attirare l’attenzione su alcuni interessanti avvenimenti che accadono accanto a noi, in questo mondo dove noi, un po’ troppo vanitosamente, crediamo di essere dei privilegiati. L’ingegneria meccanica è nata ieri, l’uomo ha tratto ispirazione dal mondo vegetale, dai fiori che invece hanno dovuto ricavare tutto dal fondo di se stessi. Come dice Maeterlinck, all’epoca in cui noi eravamo ancora alla clava […], al tempo in cui i nostri capolavori erano la catapulta, l’orologio e il telaio, la Salvia aveva modellato gli alberi girevoli e i contrappesi della sua oscillazione di precisione, e la Pedicolare le sue ampolle chiuse come per un esperimento scientifico, i suoi congegni a scatti consecutivi e la soluzione dei suoi piani inclinati.

Sentir definire opere del genere come un abbozzo, è una vera e propria mancanza di rispetto, che giustifico soltanto perché è l’autore stesso a dirlo. È un’opera magnifica, che non solo ho scarabocchiato oltre misura con la matita, ma che ha attivato in me quello strano e appagante processo emotivo e intellettivo di cui parlavo a inizio articolo. “L’intelligenza dei fiori” di Maurice Maeterlinck contiene in sé la meraviglia del mondo naturale, raccontata con penna miracolosa, e una profonda riflessione sul nostro rapporto con essa, sull’esigenza di dover ridimensionare il nostro orgoglio alquanto stupido per capire che è molto più consolante osservare che noi seguiamo la stessa strada dell’anima di questo grande mondo, che abbiamo le stesse idee, le stesse speranze, le stesse sfide e più o meno gli stessi sentimenti. 

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  1. Affascinante al massimo la tua proposta che mi incuriosisce non poco! Io mi diverto un sacco con le rampicanti a crescita “veloce” tipo la passiflora che mi spiazza sempre per ingegno, sembrerò pazza ma io la sposto, la stacco delicatamente, a volte l’agevolo… e lei con le sue “braccine” poi si comporta come volesse rispondere; a volte sorridiamo assieme. Bravissimo come sempre, è un piacere leggerti

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