“In giardino non si è mai soli. Diario di un giardiniere curioso” di Paolo Pejrone

L’unica attività che, in quest’anno faticoso, ha instillato in me un vero senso di meraviglia e di gioia è stato il giardinaggio. È difficile da raccontare l’emozione e il senso di pace. Provo sempre incanto nello stare nel mio piccolissimo giardino, la mattina presto o la sera, controllare l’andamento delle piante, la crescita delle aromatiche, il riposo vegetativo delle rose, scovare le uova di lumaca che hanno ucciso il mio bel prezzemolo, spazzare le foglie secche, pregare che il kumquat dopo l’attacco di un lepidottero si riprenda e fiorisca, mettere a dimora le piantine ormai cresciute.

Spero un giorno di avere un posto molto più grande, possibilmente non pavimentato, e con una più ampia esposizione al sole. Attualmente il mio “giardino” è esposto a Nord-Ovest, e questo mi impedisce di poter coltivare bene alcune piante. Ho avuto giorni di scoraggiamento, lo ammetto, in cui ho dovuto prendere consapevolezza del fatto che alcune piante che amo non possono avere una vita felice, perché appunto non posso garantire loro una lunga esposizione al sole, soprattutto a quello mattutino. Ho fatto anche alcuni tentativi, ma la natura di certo non si piega al mio volere e sono stati quindi tutti fallimentari.

Oltre al giardinaggio pratico, quest’anno è stato per me costellato da magnifiche letture a tema, le uniche che riuscivo a fare senza alcuno sforzo. “In giardino non si è mai soli. Diario di un giardiniere curioso” di Paolo Pejrone è stata una delle mie preferite perchè mi ha riempito di speranza, mi ha letteralmente detto che anche un giardino con prevalenza di ombra può essere incantevole come quello che è abbracciato dal sole tiepido del mattino. Paolo Pejrone mi ha elencato piante di una bellezza unica che amano l’ombra e mi ha indicato come tenerle al meglio. È stato come avere una consulenza privata, sembrava stesse parlando proprio a me per darmi entusiasmo e coraggio nel riempire quei due vasconi vuoti che attendevano le piante giuste.

Non potrò avere le iris con quei grandissimi fiori, ma posso avere l’Iris foetidissima che ha un fiore meno appariscente ma illumina l’inverno con i suoi semi rossi, e soprattutto sta bene anche all’ombra piena; e infatti sta crescendo benissimo. Era famosa nei giardini di fine 800 inizio 900, proprio per ricoprire le zone difficili. Ho fatto spazio a un elleboro e ai suoi incredibili fiori, per non parlare poi delle hosta, delle viole, della Begonia evansiana e delle fragole. È assurdo come venga dato poco spazio alle piante da ombra; le informazioni in rete sono poche, sparse e mai esaustive.

Ma ora torniamo al libro, altrimenti mi perdo come un anziano orgoglioso del proprio giardino in chiacchiere infinite. Paolo Pejrone, nato a Torino nel 1941, è un architetto di giardini, nonché vicepresidente per l’Italia dell’International Dendrology Society, fondatore dell’Associazione italiana di architettura del paesaggio, di “Tre giorni per il giardino” e dell’Accademia piemontese del giardino; insomma, un curriculum di tutto rispetto. “In giardino non si è mai soli” è una sorta di diario in cui Pejrone, attraverso il trascorrere delle quattro stagioni, racconta cosa significa per lui essere giardiniere, cosa significa vivere in un giardino e per il giardino e soprattutto ci fa dono della sua esperienza.

Il giardino che appare nel libro è quello di Revello, nel Salluzzese. Nella mia testa è un piccolo paradiso dell’Eden in cui Paolo Pejrone riesce a dare importanza a ogni pianta, ogni fiore, a ogni essere magico che lo abita. Tutte le piante hanno una loro identità e lui ce ne parla con entusiasmo, con amore. Ci fa innamorare di ogni pianta che nomina, perché ognuna ha la sua caratteristica, la sua peculiarità che la rende unica.

Pejrone odia i giardini troppo curati, troppo spazzati, giardini che sembrano lindi e pinti come sale operatorie. Lui è per un giardino più naturale possibile, dove le piante fanno amicizia tra loro, si riproducono autonomamente e necessitano il meno possibile della mano del suo giardiniere; anche se non disdegna le piante tropicali e ama poter dare anche un tocco di esotico con un banano. Mentre ci racconta delle piante e di come, dopo tanta esperienza, se ne prende cura, ci porta a visitare anche altri giardini incantati, come quello del castello di Sissinghurst creato dalla magnifica Vita Sackville-West.

“In giardino non si è mai soli” rappresenta un luogo di altri tempi in cui non solo gli scrittori si riunivano nei loro club, ma anche i giardinieri; è un luogo dove le piante non sono state ancora ibridate malamente dagli uomini, ma mantengono la loro classe e la loro finezza. Non mancano, infatti, le pesanti critiche ai tempi moderni in cui gli alberi vengono potati così tanto da renderli monchi e le rotatorie stradali vengono abbellite con pessimo gusto e su cui i fiori piantati non dureranno che una stagione.

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Comments 2
  1. Ciao Gaetano, questo libro l’ho regalato ma io non l’ho ancora letto! lo farò perchè il signor Pejrone mi ispira molta simpatia!

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