“Scoiattoli & Co.” di Josef H. Reichholf. Viaggio nel mondo del roditore più simpatico, veloce e parsimonioso.

Tutto è cominciato con uno scoiattolo piovuto dal cielo.

Un po’ come i bambini portati in volo dalle cicogne, così ha fatto il suo ingresso, un cucciolo di scoiattolo, nella vita di Josef H. Reichholf. Ci sono solo alcuni dettagli da cambiare. Innanzitutto l’uccello che trasportava il cucciolo non era una cicogna, ma una cornacchia che lo aveva appena catturato per cibarsene e che, spaventata probabilmente da qualcosa, lo aveva lasciato cadere. La cornacchia, poi, non aveva scelto Reichholf quale genitore a cui affidare il fagottino, ma giunse a lui per interposta persona. Infatti, a vedere cadere davanti ai suoi piedi questo minuscolo scoiattolo, con radi peli arruffati di colore rosso e con una coda ancora simile a quella di un ratto, fu una donna appena uscita nel suo giardino della sua casa a Monaco.

Non sapendo cosa fare telefonò a un suo conoscente che lavorava alla Zoologische Staatssammlung, la Collezione zoologica statale di Monaco, che a suo volta la mise in contatto con Josef H. Reichholf, all’epoca direttore ad interim della sezione mammiferi. Lui, in realtà, ne sapeva poco di scoiattoli, essendo più un appassionato ornitologo, ma tempo addietro aveva avuto una bellissima esperienza con un ghiro che aveva salvato, Schmurksi, e che visse con lui per molti anni. Il ricordo di Schmurksi, a cui l’autore dedica anche un appassionato capitolo del libro, lo spinse ad aiutare la donna e a fornirle le indicazioni per affrontare le prime difficili ore e garantire la salvezza del cucciolo di scoiattolo.

Nasce tutto qui, da questo incontro fortuito, definiamolo anche chiamata dal destino, a spingere Josef H. Reichholf a recuperare tutta la letteratura specialistica sull’argomento e a diventare così non solo un appassionato degli Sciuridi, ma un vero e proprio esperto in materia. Scoiattoli & Co. (pubblicato in Italia da Aboca Edizioni) racchiude i suoi anni di esperienza sul campo, le sue ricerche e le sue fini osservazioni, raccontate con una prosa accessibile anche a chi non ha mai letto saggi di stampo naturalistico, una prosa scientifica che gli è valsa il premio Sigmund Freud.

Gli scoiattoli appartengono all’ordine dei roditori (in latino Rodentia), quindi sono parenti dei topi, ma a differenza di questi ci risultano molto più simpatici e carini. Reichholf evidenzia subito questo aspetto, come se fosse un’urgenza del lettore (e di fatto come pensare il contrario!) e ci fa immaginare lo scoiattolo come un topo con peli più folti, soprattutto sulla coda. Lo scoiattolo ha dalla sua caratteristiche che ce lo fanno apprezzare molto di più, come appunto la folta coda che ha la lunghezza del corpo e che riesce ad arrotolare a forma di S. La testa dello scoiattolo è più rotonda rispetto a quella appuntita dei topi; le orecchie, poi, hanno anche esse ciuffi di peli. Il colore del mantello va dal rosso al marrone scuro, esistono esemplari anche neri o grigi ma con il ventre sempre chiaro, solitamente bianco, a renderli più gradevoli ai nostri occhi. Per finire, a differenza dei topi che nel nostro immaginario sono animali da fogna, in grado di percorrere chilometri di tubature per spuntare da tombini, solai, o dalla tazza del water, gli scoiattoli vivono sugli alberi, saltano tra un ramo e l’altro, mangiando ghiande e piccoli germogli, si rifugiano nelle loro tane e ci fregano il cuore con quel musetto e la loro vivacità.

Il libro è suddiviso in tre parti. Nella prima si parla ampiamente della famiglia degli Sciuridi a cui appartengono ben 29 specie e l’autore ci rende bene edotti su alcune loro caratteristiche: il metabolismo energetico, gli ambienti in cui vive, la costruzione di nidi e tane, l’alimentazione, la riproduzione e la fisicità. Nella seconda parte, invece, ci vengono mostrate le diverse specie di scoiattoli, ma anche la loro famiglia allargata, roditori europei e il castoro. Nella terza parte, in cui emerge anche un’emotività maggiore di Reichholf, si parla della “versione notturna” dello scoiattolo, il ghiro, animale a cui l’autore è legato strettamente a seguito della sua esperienza con Schmurksi (il cucciolo di ghiro che ha salvato) e dello strano fatto che la maggior parte delle specie di scoiattoli non va in letargo.

Josef H. Reichholf approfondisce anche la questione relativa all’introduzione dello scoiattolo grigio americano, a partire dal 1876,  in ambienti non nativi, dove vivono altre specie di scoiattoli che sono a rischio estinzione, come la Gran Bretagna e il resto dell’Unione Europea, compreso il Nord Italia. Molti zoologi pensano che sia la causa dell’estinzione delle altre specie e lo ritengono quindi da estirpare da queste zone, anche se l’autore, mostrandosi contrario a questa politica, afferma che non ci sono prove che lo dimostrano.

Per finire, l’autore crea un legame tra gli Sciuridi e l’essere umano, dovuto al fatto che hanno necessità di un lungo periodo di apprendimento (come per noi da infanzia a maturità), di circa due anni, per imparare a raccogliere le provviste e memorizzare i nascondigli dove vengono riposte. Sono animali plantigradi, con zampe posteriore che poggiano a terra con tutto il piede, e zampe anteriori assimilabili alle nostre mani per la loro capacità di manipolazione, oltre ad avere una visione tridimensionale accostabile a quella umana. Oltre all’aspetto puramente scientifico, lo scoiattolo è sempre stato presente nella vita dell’uomo, sia nel bene che nel male. Per gli antichi romani era un animale da compagnia ed esistono molte raffigurazione di questa amicizia, ma per gli uomini del Medioevo, quando anche gli animali potevano andare a processo ed essere condannati, gli scoiattoli erano associati al diavolo a causa dei ciuffi ritti sulle orecchie come corna, e considerati portatori di malasorte e sciagure. 

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  1. Mi hanno sempre fatto tenerezza…però anche i topolini di campagna mi suscitano una certa simpatia…certo in città fanno un altro effetto ehehhehe

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