“Uomini, boschi e api” di Mario Rigoni Stern

Periodicamente, quando ho bisogno di tornare in pagine accoglienti, sicure, che riportano a “casa”, o almeno a quella sensazione di calore, decido di leggere un libro di Mario Rigoni Stern. Ha un po’ lo stesso effetto che ha su di me Henry David Thoreau: mi calma. Entrambi lasciano che tutti i miei organi interni ritrovino la loro posizione precisa per tornare, insieme, a rifunzionare in sintonia. L’ultimo suo libro che ho letto è stato “Arboreto Salvatico”, in cui Rigoni Stern racconta tutti gli alberi che ha piantato nel suo terreno e lo fa con una tale devozione che è difficile non commuoversi; la storia di quegli alberi, le tradizioni, il folklore, la magia, mi hanno riportato a quella potenza che avevano i racconti dei miei nonni, ho avvertito una nostalgia che mi ha stretto lo stomaco, non per far male, ma per abbracciare. Così anche quest’anno per il gruppo di lettura che ho su Instagram, #NaturaLibri, ho scelto per il mese di marzo un libro di Mario Rigoni Stern, “Uomini, Boschi e Api”.

In questa raccolta di racconti, come lo stesso titolo già un po’ preannuncia, Mario Rigoni Stern scrive di luoghi paesani, di ambienti naturali, di api e di lavori antichi che ormai sono andati a scomparire, almeno nel nostro mondo occidentale. La raccolta si apre con ricordi di un periodo molto triste, non solo per l’autore, ma per l’intera umanità: la Seconda Guerra Mondiale. L’autore ci tiene molto, non solo in questo libro, ma nell’intera sua opera, al tema della guerra, alle barbarie che essa porta, alla morte, alle atrocità che gli uomini sono costretti a subire. Rigoni Stern vorrebbe raccontare di ricordi felici, trovare il buono che il cuore umano prova a imporre dopo simili sciagure, perché si cerca sempre di dimenticare, ma dimenticare sarebbe un delitto: i disastri della guerra, di ogni guerra, dovrebbero essere sempre presenti in tutti noi per non ricadere nelle stesse immani tragedie delle generazioni precedenti.

Nella breve prefazione del libro, Mario Rigoni Stern scrive anche parole abbastanza taglienti nei confronti di questa riscoperta delle parole natura, ecologia, parchi naturali, diventate di moda e proprio per questo, dichiara, se ne parla con poca cognizione e a sproposito. La natura è un argomento tanto importante, che meriterebbe da tutti la massima attenzione al pari dei grandi problemi che investono il nostro tempo.

Dopo le tristi pagine dei suoi giorni e dei suoi ricordi nel gelido lager e della nostalgia straziante di casa, di quelle montagne che lui e gli altri prigionieri scorgono in lontananza, all’orizzonte, Mario Rigoni Stern inizia a scrivere di boschi e di animali, in racconti che sono veri e propri trattati naturali. La sua penna ha una capacità incredibile di descrivere con minuzia i comportamenti animali e di fare descrizioni precise di essi, ma al contempo di lasciare trasudare l’amore e la commozione che prova nello stare loro vicino o semplicemente scorgerli.

Rientrato nella mia stanza presi dallo scaffale i libri degli uccelli: senz’altro quello che avevo visto apparteneva all’ordine degli Strigiformi, famiglia degli Strigidi; ma rimasi perplesso quando fui certo d’identificarlo gufo delle nevi: rarissimo in Italia, dicono i testi, tanto che ne è segnalata una sola cattura.

Il gufo delle nevi è il protagonista di uno dei suoi racconti, probabilmente il mio preferito. Ho provato lo stesso stupore testimoniato dall’autore nel vederlo volare tra gli alberi per trovare un rifugio riparato dagli attacchi dei corvi. Era come se una falda di neve se ne andasse in linea orizzontale e non precipitasse. La pienezza della sua incredulità è perfettamente percepibile; Rigoni Stern è anche uno scrittore dei sensi, e delle sensazioni. Numerosi sono gli animali incontrati e descritti alla perfezione: gufi, picchi, una passera scopaiola, corvi, caprioli, urogalli, fagiani, pernici, ghiri, lepri, volpi, api.

Potrebbero sembrare semplici scritti di un’amante della natura, ma l’autore nello scriverli ha immortalato un patrimonio faunistico che è stato in gran parte, purtroppo, perso. I boschi di prima sono scomparsi, e con essi anche gli animali che li abitavano. Questa perdita era già fortemente avvertita all’epoca, Mario Rigoni Stern lo ribadisce più volte e sente il cuore allarmato quando i rondoni non si presentano puntuali alla fine delle gelate. I danni sono causati dall’uomo, dalla sua ignoranza dell’aspetto naturale e dalla sua negligenza. Basta rompere una piccola molla per rovinare l’intero ingranaggio. Un esempio lampante lo troviamo nel racconto I ghiri, in cui a causa di una pulizia drastica del sottobosco – per rendere il bosco più ordinato! – i ghiri sono aumentati a dismisura, a causa della perdita dei loro predatori e non avendo a loro volta cibo generato dai cespugli con bacche, nocciole, faggiole, e sono costretti, quindi, a nutrirsi della linfa degli abeti, uccidendoli.

In Stagione di vita in compagnia delle api, Mario Rigoni Stern elogia le api e l’intero mondo degli insetti. Senza di essi la Terra sarebbe un infelice deserto luogo nello spazio. Gli insetti impollinano i fiori, favoriscono il processo di decomposizione, sono il nutrimento di uccelli e pesci. E l’uomo, anche questa volta, li sta uccidendo e, nella migliore delle ipotesi, sta modificando drasticamente la loro vita, a causa dell’uso massiccio di Ddt e pesticidi vari.

“Uomini, boschi e api” è un altro gioiello di Mario Rigoni Stern, in cui, come sempre, è riuscito a ricreare un macrocosmo nel microcosmo, ridando vita alle piccole comunità montane, alle persone che le abitano, ai vecchi mestieri, alla flora e alla fauna di quei luoghi così belli, così apparentemente incontaminati, ma che invece risultano essere così fragili, se minacciati dalle mani maldestre e imperdonabili dell’uomo. Che patrimonio stiamo perdendo.

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