Animali terrestri e animali alieni.
È di questo che parla il libro, ma in una maniera assolutamente innovativa. Arik Kershenbaum è professore di Zoologia presso l’Università di Cambridge; ha pubblicato numerosi articoli e tenuto seminari anche ad Harvard. Quindi tutto quello che trovate in “Guida galattica per naturalisti” ha una base scientifica solidissima.
Di alieni ne ha sempre parlato la Fantascienza, in film e libri diventati cult, molto meno la Scienza. Si è sempre pensato di provare a scovare questi alieni in qualche parte nella Galassia, andando su Marte ad esempio. Ma Arik Kershenbaum resta qui sul pianeta Terra è “immagina” come potrebbero essere le creature aliene, in particolare a livello comportamentale, partendo dalla teoria dell’evoluzione, la selezione naturale.
Gli animali raccontano molto della vita aliena. Da milioni di anni sono qui e hanno dovuto adattarsi all’evoluzione della Terra, a disastri naturali, alla nascita di nuove specie. Hanno cambiato il loro aspetto fisico, imparando a camminare e a volare; così come il loro comportamento, è mutato per adattarsi alle nuove condizioni, per sopravvivere e per procreare garantendo la continuità.
E se lo hanno fatto gli animali del nostro pianeta, perché non devono averlo fatto anche gli animali degli altri pianeti? Il presupposto per leggere questo libro è innanzitutto che: gli alieni esistono! Non c’è alcun dubbio, ancora vi ponete questa domanda? Togliamoci dalla testa che l’uomo è il centro di tutto, la misura di tutte le cose.
Siamo abituati a immaginare gli alieni così come li abbiamo visti nei film Signs, Alien, e tanti altri. Di forma quasi umana, con occhi tondi e grandi. Questo perché siamo antropocentrici. Ma è assolutamente sbagliato. Le forme aliene sono tantissime, i loro comportamenti sono molteplici. Pensate al mondo animale terrestre, quanto è variegato. Così è il mondo animale alieno.
Le loro forme e i loro comportamenti sono determinati dalle condizioni del luogo in cui vivono e dalla storia di quel posto. Senza gravità o più gravità, tempeste di sabbia, luoghi bui o pieni di luce, temperature bassissime o elevate (e tante altre caratteristiche che da non scienziato non saprei assolutamente elencare). E se non riusciamo a immaginare i luoghi, allora si può fare il processo inverso. Ad esempio per animali che utilizzano la comunicazione elettrica, possiamo immaginare oceani completamente bui su un altro pianeta.
E quanto ci scommettete che lì nell’infinito spazio esiste qualche forma di vita ancora più intelligente dell’Uomo? Magari la vita su altri pianeti non è come quella che conosciamo. Nel romanzo “2001: Odissea nello spazio”, Arthur C. Clarke dice: “In nessun luogo dello spazio ci sarà dato di posare lo sguardo sulle forme familiari degli alberi e delle piante, o su uno degli animali che spartiscono con noi questa terra”. Siamo troppo condizionati dalla nostra esperienza per poter solo immaginare una vita che non sia come quella che conosciamo.
È improbabile che la Terra sia tanto eccezionale da risultare soggetta a leggi diverse da tutti gli altri pianeti. Già Lucrezio, nel 55 a.e.v. (avanti era volgare) considerava inverosimile che gli elementi naturali fossero esclusivi del nostro mondo.
“Guida galattica per naturalisti” è un libro mastodontico, impressionante, illuminante; non sempre di facile lettura per tanti termini e processi scientifici. Costringe la nostra intelligenza ad andare oltre, a fare un passo in più per avere una visione estesa, ampia, ultraterrena direzionata allo spazio infinito, di cui conosciamo un solo misero granello. In realtà non siamo in grado di distinguere nemmeno un leopardo da un giaguaro, eppure abbiamo la presunzione, o almeno una gran parte degli esseri umani, di dire che oltre noi, oltre l’uomo, non c’è nulla. Eppure…
Se ti è piaciuto lascia un cuore!