Un italiano e la sua Begonia maculata

L’ultimo mese è stato per me frenetico, pieno di lavoro, senza tempo di continuare con le mie letture, tanto da aver letto nel mese di aprile soltanto due libri; e per un lettore accanito come me è un risultato bassissimo, ma non me ne faccio un cruccio perché tutto il resto è stato comunque colmo di cose interessanti e non vane.

C’è stato un pomeriggio di due settimane fa in cui finalmente ho avuto qualche ora di libertà, e non avendo la testa per leggere ho dedicato il tempo al giardinaggio, a sistemare tutte le piante, travasarle, fare nuove talee, concimarle e far loro trucco e parrucco.

Mentre giostravo con i vasi, ho riflettuto sulle ultime letture che avevo fatto in tema di piante, in particolare su “Il giardiniere appassionato” di Rudolf Borchardt e “Il botanico inglese” di Nicole C. Vosseler. Due libri completamente diversi; un saggio sulla storia dei fiori e un romanzo ispirato alla vita del botanico realmente esistito Robert Fortune. Quello che accomuna però i due libri è la storia delle piante e dei fiori nel tempo, di quanto essi siano cambiati, ma soprattutto di come abbiano dovuto adattarsi a nuovi climi e nuovi paesaggi.

Questo perché nelle ere delle grandi esplorazioni, giardinieri e botanici venivano spediti all’altro capo del mondo per cercare nuove piante, fiori e semi, e portarli, dentro casse sigillate di vetro autosufficienti imbarcate su navi in viaggio per mesi e mesi, nelle loro patrie, per avanzare con la scoperta scientifica e per assecondare la moda delle varie epoche e il fascino dell’esotico.

Stavo adagiando in un nuovo portavaso la mia Begonia maculata, quando ho iniziato proprio da lei a pormi delle domande e a fantasticare sulle sue origini, a immaginarla nel suo habitat naturale e al suo primo viaggio verso l’Italia, magari anche lei dentro una cassa di vetro come usava fare Robert Fortune.

La Begonia maculata è ormai presente in tantissime case, questo soprattutto per la sua bellezza e per le sue foglie verde scuro con macchie bianche, come schizzi di vernice. É una pianta pop, di classe, simpatica, un’opera d’arte e non di difficile manutenzione. Proprio per questi motivi non riuscivo a immaginarla nella sua vera casa, in qualche foresta tropicale, con tanta umidità. Come può essere camminare in una foresta e incontrare piante con foglie a pois? Che visione magnifica deve essere?

Ho sistemato per benino la Begonia maculata in casa sotto una growing light e ho acceso il computer per iniziare la ricerca.

Il primo passo che ho fatto è stato cercare il suo nome scientifico: Begonia maculata Wightii. É questo il nome che spunta un pò ovunque, ma non mi ha portato da nessuna parte. C’erano solo informazioni su come curarla e che il suo paese di origine è il Brasile. Ero in un vicolo cieco. Wikipedia non ha nemmeno una pagina su di lei.

Ho continuato ad aprire siti su siti, a guardare immagini, a cercare tavole illustrate, fino a quando non ho trovato un elenco di tutte le begonie esistenti, o almeno di quelle che si conoscono. Accanto al nome di Begonia maculata c’era un altro nome, non Wightii, ma Raddi. Ho pensato subito che potesse essere il cognome di chi ha assegnato quello specifico nome alla pianta.

Ritorno su Google e digito “Raddi” e… il secondo link mi riporta a Wikipedia. Scopro così l’esistenza di Giuseppe Raddi, un botanico italiano nato a Firenze il 9 luglio 1770 e morto a Rodi il 6 settembre 1829. É considerato il padre dell’ecologia italiana, e io non l’avevo mai sentito nominare.

Giuseppe Raddi

Alla giovanissima età di 15 anni fu chiamato all’orto botanico di Firenze come assistente di Attilio Zuccagni (un altro botanico) per diventare poi, dieci anni dopo, custode e consegnatario del Museo di Storia Naturale della stessa città.

Giuseppe Raddi ha dedicato la sua vita alla botanica, pubblicando anche suoi contributi, soprattutto – e qui amore immenso per lui – scrivendo delle crittogame (di cui fanno parte le felci, muschi, licheni o comunque piante che non hanno organi riproduttori visibili) e di funghi raccolti e censiti in Toscana. Per chi mi conosce sa che ho una passione smisurata per i funghi e per le felci. Io e Raddi stiamo andando d’accordissimo.

Quello che scopro leggendo di lui è che nel 1817, grazie alla collaborazione tra il Gran Ducato di Toscana e la Francia, Raddi fu coinvolto nella sua prima spedizione. E immaginate un po’ qual è la destinazione… il Brasile.

Ecco che la mia ricerca inizia ad avere un senso, c’è finalmente un punto in comune tra Raddi e la Begonia maculata. Quest’ultima è originaria del Brasile e Raddi è stato lì per otto lunghi mesi, tornando in Italia con quattrocentocinquanta nuove piante.

Come dimostrare adesso che la Begonia maculata era proprio tra quelle quattrocentocinquanta? Dove potevo trovare gli erbari o le memorie di Giuseppe Raddi? Avevo già verificato se esistessero libri in commercio, ma nulla. Tutto quello da lui scritto è conservato presso la Biblioteca di biologia vegetale della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Firenze e presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (probabilmente altro anche in qualche museo fiorentino).

Ho provato a cercare online sui siti ufficiali, ma con un nulla di fatto. Andare a Firenze? Probabilmente per come sono fatto avrei appuntato sul cellulare: “prossimo viaggio a Firenze tappa presso Biblioteca per Giuseppe Raddi”. Ma una lampadina si è accesa e mi sono ricordato che una volta Google Books offriva la possibilità di consultare e scaricare gratuitamente scansioni di libri considerati ormai di interesse pubblico, quindi storici e conservati presso musei o biblioteche.

Così arrivo su Google Books e ridigito Giuseppe Raddi. Spunta una sfilza di testi, le sue memorie, i suoi scritti, scansionati integralmente. Avevo materiale per giorni e giorni. Leggo i titoli: “Crittograme brasiliane”, “Di alcune specie di pero indiano”, “Descrizione di una nuova orchidea brasiliana” e…

“Quaranta piante nuove del Brasile raccolte e descritte da Giuseppe Raddi – Memoria – In aggiunta all’altra già pervenuta alla Società italiana delle Scienze il primo Ottobre del 1819”.

Apro quest’ultima Memoria, scorro, scorro e scorro. E tra le tantissime piante inizia a spuntare il nome Begonia. Quante ne ha scoperte!, ma a me interessava la maculata e ci arrivo. Eccola lì, la 32esima, trovata sulla montagna denominata il Corcovado, proprio quella famosa dove adesso si erge il Cristo Redentore, a Rio de Janeiro. L’ho trovata! Non posso crederci! La sua prima descrizione (numero 32):

Posso dire di essermi emozionato? Poter guardare la mia Begonia maculata e immaginare Raddi a Rio de Janeiro chino su di lei, a studiarla con la sua lente di ingrandimento, procurandosi talee, estirpandola dal terreno, descrivendola poi nelle sue memorie in una maniera così perfetta. Chissà cosa penserebbe adesso nel sapere che è una delle piante più postate su Instagram.

Giuseppe Raddi, botanico italiano. Nelle sue memorie, continuando a sfogliarle, ho trovato descrizioni di animali, di piante tropicali, di fiori incantevoli. Ho ritrovato quel mondo esotico, magnifico, che tanto faceva palpitare il cuore alla Scienza e illuminare gli occhi degli uomini e delle donne che passeggiavano nei giardini degli Orto Botanici delle nostre città.

Non ho scoperto il segreto dell’immortalità e probabilmente qualche studioso e appassionato di botanica sapeva già tutto, ma sono comunque felice di aver messo insieme questi pezzi ricostruendo un pò la storia di Raddi, delle sue scoperte, in particolare di quella della Begonia maculata. E sono felice di poter condividere questa storia.

Sono certo che nei suoi scritti troverò tante altre meraviglie.

Già che mi trovo, consiglio un pò di miei accorgimenti per tenerla al meglio, non da esperto, ma come si dice adesso, da nerd. Dopo averla acquistata – si trova facilmente nei vivai o negli store online:

  • disporla vicino a una finestra, quindi una zona illuminata ma senza i raggi del sole diretti (soprattutto quelli estivi);
  • ama l’umidità, quindi si trastulla se viene nebulizzata spesso sopra e sotto le foglie;
  • innaffiarla soltanto quando il terreno inizia a seccarsi (odia i ristagni d’acqua che possono essere fatali);
  • se viene rinvasata, mi raccomando l’argilla espansa sul fondo del vaso proprio per evitare ristagni e utilizzare un terriccio drenante, quindi arricchito di perlite;
  • concimarla con un concime per piante verdi, quindi da interno, magari con un pò meno della dose indicata sul flaconcino;
  • e per finire, amarla.
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Comments 2
  1. Ciao!
    Complimenti per la tenacia con cui hai affrontato questa ricerca…l’articolo oltre che essere interessante è anche molto piacevole da leggere pertanto ti ringrazio per avermi allietato, con la sua lettura, l’ora di pranzo!!!
    P.s. In casa ho circa 60 piante grasse, potrei scriverti il loro nome per sapere qualcosa che non compare scritto sui soliti siti!!!!!! Ahhhhh!
    Simona

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