“Roma selvatica” di Antonio Canu

libro roma selvatica

Un tempo a Roma vivevano i leopardi. Il secolo scorso è stato rinvenuto, in un quartiere a Nord-Est della grande città, il cranio di questo animale, risalente a circa 400.000 anni fa. Sono state ritrovate anche ossa di elefante, rinoceronte e ippopotamo, ma anche resti di mammut delle steppe, cervidi, iene, daini e scimmie. Ancora oggi, seppur abitata da specie animali diverse, Roma è ricca di biodiversità e non ha confronti con altre città europee, ospita persino più specie di alcuni parchi naturali. Non sembra, perché siamo abituati a vedere Roma come una metropoli con enormi palazzi, disordine urbanistico, traffico, ma il 67% della superficie della città è occupata da aree verdi. Roma è il comune agricolo più grande d’Europa!

Antonio Canu è un ambientalista, esperto di aree naturali protette, nonché presidente di WWF Oasi e ha scritto numerosi libri sull’argomento. In “Roma selvatica” ci porta alla scoperta di una città nascosta a occhi inesperti, non abituati a vedere il mondo naturale che ci circonda. Io da figlio adottivo di Roma dal 2011 e appassionato di passeggiate oziose, da flâneur come mi ha insegnato Henry David Thoreau nel suo scritto “Camminare” in cui ci invita a uscire di casa per camminare lentamente con le braccia dietro la schiena e gli occhi attenti alla natura presente, mi ero accorto che la metropoli potesse offrire meraviglie di biodiversità, ma mai avrei potuto immaginare che dietro a tutto questo caos ce ne fosse così tanta e diversificata.

A Roma vivono più di 5.000 specie di insetti, 22 di pesci, 10 di anfibi, 16 di rettili, 121 di uccelli e 39 di mammiferi. Sono animali tra quelli considerati indigeni, quindi stabilmente presenti, quelli introdotti nel tempo e naturalizzati e quelli che transitano occasionalmente. Anche la flora di Roma comprende migliaia di specie, alcune di esse non native in Italia, introdotte sia in epoche antiche che di introduzione più recente.

C’è sempre qualcosa nei cieli di Roma. Basta alzare lo sguardo e non distrarsi per qualche secondo. Gli uccelli sono sicuramente gli animali più visibili all’uomo, chi non ha mai visto gli storni volare in gruppi di migliaia di individui disegnare figure geometriche eleganti e veloci. Anche l’animale più veloce al mondo plana nei cieli di Roma, il falco pellegrino, il più nobile dei nostri falchi. Ci sono decine di coppie che nidificano a Roma e alcune di esse sono visibili sul web attraverso le telecamere predisposte sui loro nidi. Il rapace, però, più diffuso in città è il gheppio, che si è trovato talmente bene che la sua popolazione è la più numerosa d’Europa. A Villa Doria Pamphilj e a Villa Ada si trovano i dormitori delle cornacchie, composti da anche più di 800 esemplari. I gabbiani reali sono ovunque, nei cieli, sul Tevere e sui cassonetti di ogni quartiere. Introdotti per caso negli anni 70’, hanno iniziato a nidificare senza più andare via e alimentando la loro popolazione a vista d’occhio. Sul Lungotevere delle Navi è presente un’oasi WWF urbana in cui si possono ammirare pettirossi, ballerine bianche, usignoli di fiume, aironi cenerini, cormorani, pendolini e i magnifici martin pescatore.

Tante sono le specie esotiche che sono entrate a pieno diritto nell’ecosistema urbano. Non fa più notizia la presenza di pappagalli a Roma. Sono due le specie presenti, simili nei colori, il pappagallo monaco e il parrocchetto dal collare; la prima segnalazione risale alla fine degli anni ’70 a Villa Doria Pamphilj. Le sponde del Tevere brulicano di esemplari di nutria, introdotti in Italia nel 1928 per essere allevati e commercializzarne la pelliccia, ma il fallimento di quel settore ha portato all’immissione in natura degli esemplari. I laghetti dei tre parchi più grandi di Roma strabordano di testuggini americane e di altre specie che sono considerate un vero pericolo per la nostra biodiversità. E la zanzara tigre? Le zanzare più odiate dai romani, che qui hanno trovato l’ambiente ideale e sono in grado di sopravvivere anche agli inverni più rigidi.

Nel Tevere, che pensiamo essere una fogna a cielo aperto, sono presenti una quarantina di specie di pesci, soprattutto in alcuni tratti meno compromessi. Anche qui le specie sono sia indigene che successivamente introdotte. Il pesce più grande è infatti non originario ed è il pesce siluro che può raggiungere e superare i due metri di lunghezza. Tempo fa anche avvistare delfini non era cosa insolita, nuotavano fin sotto il ponte della Magliana. L’ultimo delfino fu ricondotto in mare negli anni ’90, doveva aver perso la retta via, oppure aveva sentito il richiamo dei suoi antenati. C’è perfino una colonia di granchi di fiume che vive nelle canaline di scarico sotterranee dei Mercati di Traiano e della Basilica Ulpia, ai Fori Imperiali.

Roma ospita anche tantissime piante esotiche, circa 212 specie, introdotte sia a scopi ornamentali che accidentalmente, magari sfuggite alla coltivazione. La buddleja, la magnolia, la robinia, la fitolacca americana, il gelso di carta, l’ailanto, l’eucalipto. Insomma, un articolo non basterebbe assolutamente a elencare tutta la biodiversità della Capitale, ho mancato i rapaci notturni, le volpi, i cinghiali, i lupi, gli scoiattoli (ecc.), quindi vi rimando alla lettura del libro che per me è stata fonte di nuove scoperte e in alcuni casi di incredulità. Antonio Canu è stato proprio bravo nel racchiudere in “Roma selvatica”, con penna esperta e con un pizzico di humor, uno sguardo diverso sulla magnifica città di Roma, non fatta solo di storia umana, ma prima ancora di storia naturale.

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