“Vita di Charlotte Brontë” di Elizabeth Gaskell

libro Vita di Charlotte Bronte Elizabeth Gaskell

“Vita di Charlotte Brontë” inizia con una prospettiva dall’alto del piccolo villaggio di Haworth, nello Yorkshire, con un focus particolare sulla canonica, la chiesetta che si trova in cima al villaggio, e sul cimitero subito sotto a essa. Qui ci sono le lapidi di Maria Brontë, moglie del reverendo Patrick Brontë, ministro di Haworth, e dei loro figli, Maria Brontë ed Elizabeth Brontë (morte rispettivamente all’età di dodici e undici anni), Patrick Branwell Brontë (trent’anni), Emily Jane Brontë (ventinove anni), Anne Brontë (ventisette anni) e Charlotte Brontë (trentanove anni).

Era il 1820 quando Patrick Brontë si trasferì insieme alla sua famiglia presso la canonica di Haworth. La gente di lui pensava che fosse un uomo raro, era assiduo nel visitare gli infermi, solerte nel rispondere alle richieste dei parrocchiani e molto presente nelle scuole. Una caratteristica dei Brontë era quella di stare attenti a non intromettersi nelle faccende altrui, rispettosi della privacy degli abitanti, infatti anche quando uscivano per fare delle lunghe passeggiate, preferivano andare verso la brughiera sopra la canonica, piuttosto che lungo la discesa che portava in paese. I sei figli uscivano mano nella mano, con i più grandicelli che si prendevano cura dei più piccoli, e si incamminavano verso le selvagge e splendide brughiere che rimasero nel cuore anche in età adulta.

Purtroppo la sorte non è stata dalla loro parte, dopo poco che si erano trasferiti, la moglie del reverendo si ammalò di cancro e morì l’anno successivo, così come morirono qualche anno dopo le figlie Maria ed Elizabeth. Si ammalarono a causa delle condizioni in cui erano costrette al collegio che frequentavano, erano denutrite e il percorso che portava all’istituto in inverno era gelido e pieno di neve. I restanti figli divennero seri e taciturni, oppressi prima dalla malattia della madre, poi dalla sua morte e da quella delle due sorelle. Il reverendo Patrick crebbe i figli con rigide regole, costringeva loro a mangiare solo patate e mai carne, perché dovevano abituarsi a una vita parca e frugale. I piccoli Brontë non frequentarono mai le case di altri vicini, a loro non interessava la compagnia e non erano avvezzi ai piccoli piaceri dell’infanzia: vivevano gli uni per gli altri. Non appena impararono a leggere e a scrivere, presero a inventare e rappresentare storie.

Elizabeth Gaskell, anch’essa famosa scrittrice (Nord e Sud, Cranford, Mary Burton, Ruth), contemporanea e amica di Charlotte Brontë, fu ingaggiata dal reverendo Patrick Brontë, dopo la morte di Charlotte, affinché scrivesse una biografia della figlia che le desse il giusto riscatto, soprattutto a seguito delle maldicenze e pregiudizi di cui spesso era stata vittima. Accettò l’incarico e iniziò a racimolare tutte le lettere che aveva ricevuto da Charlotte durante la loro corrispondenza in vita, oltre a quelle inviate alle sorelle, alle altre amiche, ai conoscenti e agli editori. Intervistò le persone che conoscevano Charlotte e gli altri componenti della famiglia, in modo da ricostruire un quadro più autentico possibile. Si recò nei posti in cui Charlotte aveva mosso i suoi passi, fatto nascere le proprie idee e portato alla luce il capolavoro che fu ed è tuttora Jane Eyre, giungendo perfino a Bruxelles, dove nel 1842 si era recata con la sorella Emily a studiare il francese.

“Vita di Charlotte Brontë” è la biografia per eccellenza, Elizabeth Gaskell ha svolto un vero e proprio lavoro non solo da scrittrice ma anche da storica. Il suo è stato un lavoro certosino, affidato alla realtà storica, interi capitoli sono raccontati da Charlotte stessa tramite le lettere che scriveva quotidianamente. Anche il contesto storico e sociale è approfondito, il lettore ha la possibilità di conoscere perfino il carattere degli abitanti dello Yorkshire, furbi e acuti, fedeli e perseveranti quando lo scopo è buono, spietati quando è malvagio. Non sono passionali e impiegano molto tempo per diventare amici o nemici ma, quando lo diventano, è difficile far cambiare loro idea. È una biografia piena, una lettura coinvolgente, ma così dettagliata da renderla anche una lettura di concentrazione e di studio. Il lettore si sente catapultato a Haworth con davanti agli occhi immagini nitidissime.

La protagonista assoluta resta, però, Charlotte Brontë ed Elizabeth Gaskell ne fa una rappresentazione magnifica, precisa ma anche commovente, essendo stata una sua cara amica. Charlotte Brontë era una donna convinta delle sue idee, le metteva in dubbio, ma andava sempre fino in fondo, caparbia, talvolta rigida, ma sempre onesta. Aveva un’idea precisa degli uomini, strane creature e poco protetti dalle tentazioni, e in più lettere rimarcava invece la considerazione sbagliata che la società aveva delle donne, le femmine sono protette come se fossero fragilissime o deficienti, mentre i maschi vengono lasciati liberi nel mondo come se fossero i più saggi fra tutti gli esseri viventi, i meno soggetti a perdere la retta via. Soprattutto riscattava la figura delle “donne sole”, perché se anche sole potevano essere felici quanto le mogli adorate e le madri orgogliose. In questo periodo rifletto molto sulla vita delle donne non sposate e che non si sposeranno mai e sono giunta alla conclusione che non esiste al mondo creatura più degna di rispetto della donna nubile, che si fa silenziosamente strada nella vita con grande perseveranza, senza il sostegno di un marito o di un fratello […]

L’amore per i libri è viscerale, è onnipresente durante tutta la vita di Charlotte Brontë. Preferiva la letteratura classica, l’unica meritevole di considerazione, aveva gusti precisi ed era tagliente verso autori e autrici che non apprezzava, come ad esempio verso Jane Austen (aveva letto Orgoglio e Pregiudizio) nella quale non vede sentimento e poesia, non può essere eccelsa. Ma in ogni caso, in un’accorata lettera si domanda cosa farebbe senza i libri, ricorro a loro come a degli amici; accorciano e rallegrano molte ore che altrimenti sarebbero eterne e desolate […] è piacevole vederli sullo scaffale o su un tavolo.

Chi conosce Charlotte Brontë è per la sua fama di scrittrice dell’eterno capolavoro Jane Eyre, ma anche per gli altri suoi meravigliosi romanzi, Shirley, Villette e Il professore. Mi sono riservato di citarli alla fine perché le sue opere sono il sunto della sua vita, le creazioni che non avrebbero visto la luce senza le sofferenze sopportate con grandissimo orgoglio, ma chi rifugge alla sofferenza non otterrà mai la vittoria, e le poche gioie di cui ha potuto rallegrarsi. Elizabeth Gaskell consegna ai lettori e alle lettrici tutto ciò che possa soddisfare la curiosità sul processo creativo che ha portato alla nascita di queste opere, da quando Charlotte Brontë ha poggiato la penna sul foglio, alle avversità affrontate durante la stesura, gli impedimenti, all’invio del manoscritto sotto pseudonimo di Currer Bell, all’intensa corrispondenza con l’editore e ai primi incontri nei salotti letterari verso i quali si è sempre sentita estranea.

Spett.le SMITH, Elder & Co.
 
19 ottobre 1847

Gentili signori,
le sei copie di Jane Eyre sono arrivate stamattina. Avete conferito al volume ogni pregio dal punto di vista della qualità della carta, del carattere tipografico e dell’aspetto esteriore; se non avrà successo, la responsabilità sarà tutta dell’autore: voi siete esenti.
Attendo il giudizio della stampa e del pubblico. Rispettosamente,
                                                                                      C. Bell
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